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IN VENETO LA COOP DELL'ACCOGLIENZA FA "TROPPO BUSINESS" - 6/7

A tre anni dalla scissione con il Pdl il partito del ministro Angelino Alfano è riuscito a proiettare il suo simbolo sulle principali strutture che lungo lo Stivale si occupano di rifugiati. Centri richiedenti asilo, di prima accoglienza, di accoglienza straordinaria, da Catania a Venezia, passando per Foggia, Crotone e la Campania: sono decine le strutture che si occupano della gestione dei migranti intascando in cambio fondi pubblici e assumendo dipendenti che in tempo di elezioni si trasformano in voti. Soprattutto per gli uomini di Ncd
IN VENETO LA COOP DELL'ACCOGLIENZA FA "TROPPO BUSINESS" - 6/7
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IN VENETO LA COOP DELL’ACCOGLIENZA FA “TROPPO BUSINESS”

Sandrine Bakayoko, morta nel centro di Cona
Sandrine Bakayoko

Il logo di Ncd, infatti, non s’intravede soltanto a Sud. Anche a nord gli uomini del partito di Alfano hanno un ruolo nel business dell’immigrazione. È finito recentemente agli onori della cronaca, per esempio, il centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, teatro di una rivolta di migranti scoppiata in seguito alla morte della giovane Sandrine Bakayoko. A gestirlo è la coop Ecofficina Edeco, presieduta da Gaetano Battocchio mentre l’amministratore delegato è Sara Felpati, moglie di  Simone Borile, ex consigliere provinciale del Pdl – oggi vicino ovviamente a Ncd –  ed ex vicepresidente di Padova Tre, la società che si occupa di rifiuti dal quale era nata la stessa coop nel 2011.

In quattro anni il fatturato è passato da 114 mila euro a 10 milioni

Ed è proprio Padova Tre che fa da sfondo una vera e propria Parentopoli bipartisan: nella società lavorano o hanno lavorato- tra gli altri – Francesca Degani, sorella di Barbara, ex presidente della provincia e sottosegretario all’Ambiente con il Nuovo Centrodestra, ma anche Emiliano Manzato, figlio di Sergio, ex deputato dei Ds e sindaco di Stanghella. E poi una pletora di parenti di politici locali: mogli, figli e cognate di assessori, vicesindaci, consiglieri comunali di destra, sinistra e centro. È in questo ambiente che nasce la coop “pigliatutto dell’accoglienza“, come l’ha ribattezzata la stampa locale. La società, infatti, gestisce tre centri d’accoglienza e in soli quattro anni ha visto esplodere il proprio fatturato: dai 114 mila euro del 2011 ai 10 milioni del 2015. Nel frattempo sono arrivate le inchieste giudiziarie – ben tre – per truffafalso e maltrattamenti, e la fatwa di Confcooperative, che nel settembre del 2015 ha sospeso Ecofficina. Il motivo? “Fanno troppo business” ha spiegato Ugo Campagnaro, il presidente delle coop bianche.

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