“Ho chiesto se potevo allattare, ma mi è stato risposto di no perché non si potevano introdurre cibi e bevande nella sala”. A raccontare la vicenda avvenuta il 14 dicembre nella sede del Comune di Bologna è Chiara Cretella, assegnista di ricerca all’Università di Bologna e studiosa delle politiche di genere. Ma prima di tutto madre di un bambino di cinque mesi, che durante un convegno (proprio dedicato ai diritti delle donne) nella Cappella Farnese, ha fatto capire che era arrivata l’ora della poppata. Visto che la grande sala dove si stava tenendo l’incontro era molto fredda, è andata in quella vicina, riscaldata, dove era in corso una mostra. È a questo punto che un signore, probabilmente il custode della mostra, si è avvicinato e le ha fatto notare che il divieto di portare dentro alimenti riguardava anche ‘quel’ particolare alimento. “Ho chiesto se mi potevo sedere in una sedia – spiega Cretella a ilfattoquotidiano.it – ma mi è stato risposto che non era possibile. Non so se questa persona temeva che potessi sporcare. Io gli ho solo detto ‘si vede che non hai figli’. Il mio compagno si è un po’ alterato, mentre io ho detto di lasciare perdere. Ho preso il bimbo e siamo finiti in un’altra sala lì vicino in cui una signora mi ha fatto sedere e mi ha accolto. Anche lì c’era una mostra e anche a pagamento, ma sono stata accolta e senza pagare il biglietto”.

La questione sarebbe forse finita lì, anche perché Chiara Cretella doveva intervenire con un suo discorso al convegno. “Il mio compagno però ha scritto della vicenda su Facebook e subito ci ha raggiunti la consigliera comunale Raffaella Santi Casali che si trovava al piano di sotto e che si occupa del tema allattamento da tempo”. Da lì il caso è montato, tanto da finire sulle radio e sulle tv locali. “Il mio caso in sé è molto banale. Il problema vero è che in Italia c’è un vuoto normativo, non c’è una legge che dica qualcosa di chiaro sull’allattamento: non c’è una legge che garantisca la possibilità di farlo in pubblico. Quindi chiunque può attaccarsi a qualunque pretesto pur di impedirtelo: dagli atti osceni in luogo pubblico sino al divieto di introdurre alimenti”, spiega Cretella. “Di più, mi risulta che un anno fa qualcuno propose in parlamento il divieto di allattamento in pubblico. Quando invece è l’Organizzazione mondiale della sanità a incoraggiare, fin dai primi giorni di vita, l’allattamento materno”.

Ma non c’era nella sede del Comune a Bologna un baby pit stop, un luogo dedicato all’allattamento e alla cura dei bimbi ? “Io non l’ho visto”, spiega Cretella. “La consigliera Santi Casali, che ha già presentato un ordine del giorno per farne allestire alcuni nel palazzo e in altri luoghi pubblici in città, mi ha detto che al momento uno si troverebbe in un bagno. Ma ti pare che l’allattamento lo fai in bagno seduta su un water?”.

Sulla vicenda è arrivata anche la versione dell’amministrazione comunale: “La sala Ottagonale, dove si tiene la mostra Wolfango. Le quattro stagioni. Concerto per frutta e verdura patrocinata dal Comune e realizzata in collaborazione con l’Istituzione Bologna Musei, apre solo in occasioni straordinarie. Per garantire la sorveglianza delle opere ci si è avvalsi di personale dipendente di una ditta esterna all’amministrazione cui non è stata assolutamente data indicazione di non consentire l’allattamento al seno da parte di visitatrici con bambini. Allo stesso modo, come avviene in tutte le mostre, il personale ha indicazione di non far entrare cibi e bevande. Ma non è stato questo il caso perché, secondo quanto riferito nel rapporto chiesto dal Comune all’azienda e a differenza di quanto letto sugli organi di stampa, l’operatore non ha allontanato la signora con la motivazione di non introdurre cibi e bevande ma perché non aveva ritenuto opportuno che la signora si sedesse sulla sedia accanto alla postazione di cassa. La signora ha comunque potuto allattare il suo bambino, come racconta lei stessa, negli spazi delle Collezioni Comunali. L’amministrazione comunale ribadisce quindi che tutte le mamme che allattano sono le benvenute a Palazzo d’Accursio.

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