I conti di Roma non tornano: troppi debiti fuori bilancio e passività potenziali che non sono state considerate a dovere. Ma anche dubbi sulle entrate non strutturali e sulla riscossione dei tributi, e un programma deficitario (per non dire nullo) nella razionalizzazione delle partecipate, vera zavorra della Capitale. Insomma, il bilancio di previsione 2017 è praticamente un disastro, e va rifatto. Dall’Oref, l’organo di revisione contabile del Comune, arriva una bocciatura storica (“Non era mai successo prima”, attaccano in coro le opposizioni) e senza appello per Virginia Raggi, l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo (promosso dopo l’addio di Marcello Minenna, a cui le opposizioni hanno già cominciato ad imputare una “grave mancanza di esperienza”) e tutta l’amministrazione del Movimento 5 stelle. E le conseguenze rischiano di ricadere sulla città: il 2017 comincerà in gestione provvisoria, senza un vero programma di spesa. La giunta avrà comunque due mesi di proroga (già concessa dal governo a tutti gli enti locali) per rimediare all’errore. Ma resterà la figuraccia di aver fallito il primo, vero appuntamento amministrativo dall’insediamento in Campidoglio, in un momento già molto delicato per la vicenda delle nomine e l’arresto di Raffaele Marra.

 “ROMA A RISCHIO DEFAULT” – A far saltare i conti del previsionale 2017 sono stati i debiti fuori bilancio, su cui la giunta era già andata in affanno dopo l’allarme lanciato dall’allora ragioniere Stefano Fermante. Circa 215 milioni di euro seconda l’ultima ricognizione effettuata dall’assessore Mazzillo un mese fa. A cui si sommano le passività potenziali, evidentemente sottostimate. Eppure su quel fronte in Comune si sentivano tranquilli. Ancor più dopo che a inizio dicembre il Ministero dell’Economia aveva accordato spazi ulteriori per 137 milioni di euro nel 2016, che avrebbero consentito di smaltire una buona fetta di questi arretrati. L’assessorato, in parallelo al bilancio, stava infatti lavorando alle variazioni per liquidarli, così da alleggerire ulteriormente i conti del prossimo anno. Il previsionale era comunque stato redatto prima dell’apertura del Mef, e anche senza di essa – assicurano dal Campidoglio – sarebbe stato in piedi. L’Oref, però, non è della stessa opinione: secondo i revisori, la “previsione degli ingenti e imminenti oneri non è corretta”: “Dalle comunicazioni ricevute e dalle verifiche effettuate risultano passività potenziali probabili per una entità superiore al fondo accantonato nel risultato d’amministrazione”.

Il problema riguarda in particolare i debiti fuori bilancio, ma anche “la gestione del contenzioso in essere, le passività derivanti dalla gestione delle partecipate, le passività potenziali relative alle garanzie rilasciate da Roma Capitale in relazione all’operazione “punti verde qualità”, la realizzazione della linea metropolitana C e dell’ammodernamento di quelle esistenti; le passività potenziali inerenti le problematiche curate dal dipartimento politiche sociali; il contenzioso relativo al contratto dei dipendenti di Roma Tpl”. Insomma, il bilancio redatto dall’assessore Mazzillo non terrebbe conto di tutta una serie di possibili rischi economici per l’amministrazione. Che, in mancanza di spazi finanziari e di un fondo per le passività potenziali adeguato, se si verificassero porterebbero Roma al default.

 ENTRATE NON STRUTTURALI E NODO PARTECIPATE – Nel lungo parere dell’Oref – 46 pagine di osservazioni, numeri e tabelle – i tecnici si spingono anche oltre, avanzando all’amministrazione tutta una serie di critiche più o meno pesanti. Ad esempio “la non omogeneità tra le entrate e le uscite straordinarie”: ci sono troppi ricavi ‘una tantum’ che vengono utilizzati per la copertura delle spese correnti, così “l’equilibrio strutturale non è assicurato”. Nulla o quasi è stato fatto sulla mancata riscossione dei tributi, da cui deriva una carenza di risorse e un alto numero di contenziosi che danneggiano la Capitale. Per non parlare della “necessità urgente” di intervenire sulle partecipate, “provvedendo alla cessione e/o allo scioglimento delle società non strettamente necessarie al perseguimento dei fini istituzionali dell’Ente”. Uno dei punti centrali del Piano di rientro firmato dal sindaco Ignazio Marino, su cui però la giunta del M5s sembra non aver intenzione di procedere. In generale è deficitaria anche la programmazione, visto che “il documento non evidenzia in modo esaustivo gli obiettivi di gestione” (come sosteneva la pregiudiziale al Dup presentata dal Pd). Negativo anche il giudizio sui numeri dei finanziamenti previsti dal bilancio: investimenti in calo, vista la necessità di utilizzare le risorse in conto capitale per la spesa corrente; e un piano di risparmi del tutto insufficiente, che non potrà generare ulteriori economie (la famosa “lotta agli sprechi” più volta reclamizzata dalla Raggi) senza tagliare i servizi ai cittadini. Ragioni più che sufficienti a bocciare il bilancio, come non era mai successo prima.

 SGOMENTO FRA I 5 STELLE – Il parere è stato accolto quasi con sgomento in Campidoglio: all’interno del Movimento 5 stelle si riteneva che l’ok dei revisori fosse poco più di una formalità. Ma il ritardo aveva fatto sorgere qualche dubbio, fino alla brutta sorpresa di oggi con il presidente Marcello De Vito costretto a sciogliere la seduta nell’imbarazzo generale e le proteste delle opposizioni. “Non ce lo aspettavamo: sono valutazioni che l’Oref ha sempre fatto ma non sono mai state ostative alla concessione del parere favorevole”, commentano dal Comune. Anche le premesse del documento – fanno notare da Palazzo Senatorio – non lasciano pensare alla bocciatura, tanto netta quanto clamorosa, con cui il testo si conclude. “La colpa è di chi ha pensato di poter redigere in fretta e furia il bilancio di Roma Capitale”, ribatte Valeria Baglio, consigliera Pd e membro della Commissione bilancio. “Hanno fatto tutto da soli, mandando a casa il ragioniere Fermante e cambiando tutta la ragioneria, dando per scontato l’ok dell’Oref. Ma i nodi sono venuti al pettine”. Per questo la giunta ha preso tempo per studiare nel dettaglio le motivazioni dell’Organo e capire come e quando intervenire. Quasi impossibile, però, che a questo punto si possa rispettare la scadenza del 31 dicembre.

 IL 2017 INIZIA SENZA BILANCIO – L’approvazione era stata fissata in calendario per la sera del 23 dicembre, così da poter festeggiare il Natale con in tasca il bilancio di previsione. Il parere dell’Oref però è vincolante, quindi le sedute dell’assemblea sono state tutte sconvocate. Non soltanto si slitterà dopo Natale, ma anche oltre la fine dell’anno, termine ultimo fissato dalla legge per l’approvazione del bilancio. Per fortuna di Virginia Raggi, nella manovra approvata qualche settimana fa dal governo è già contenuta una proroga al 28 febbraio per l’approvazione dei bilanci di tutti gli enti locali, come successo spesso in passato. L’assessore Mazzillo e i suoi tecnici avranno tempo per capire cosa è andato storto e rimediare a questo scivolone. Già sotto le gestioni di Marino e Alemanno era successo che il bilancio non fosse approvato entro la fine dell’anno. Intanto, però, il 2017 comincerà con la gestione in dodicesimi: dipartimenti e municipi potranno spendere solo l’importo di una mensilità del totale dell’anno precedente. Saranno garantiti i servizi minimi, ma frenati tutti gli investimenti e posticipato quel poco di programmazione (la prima manovra dell’era Raggi non era certo rivoluzionaria) prevista dal bilancio.

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