Si commette un errore se si pensa che la causa del terremoto capitolino sia l’arresto di Raffaele Marra e la testardaggine di Virginia Raggi. Ciò che è accaduto è il sintomo di un problema più profondo e se non si effettuano dei cambiamenti, il M5S potrà pure vincere le prossime elezioni ma la rivoluzione auspicata non ci sarà.

La realtà è che il M5S negli ultimi anni è cresciuto troppo velocemente. Alcuni hanno visto in questo movimento un’opportunità per avere un tornaconto, i tanti che hanno inondato i meet up e i social network non avevano consapevolezza dei veri principi fondanti. Questo flusso d’inconsapevolezza ha in parte depauperato la forza iniziale dei primi attivisti. Invece di incanalare queste nuove forze ci si è adeguati a esse. Oggi se si domanda a freddo a qualche novello militante o simpatizzante cosa rappresenti ciascuna delle cinque stelle, molti non sapranno rispondere. Ancor di più c’è inconsapevolezza nei tanti votanti che hanno scelto il M5S.

Nel nostro Paese il M5S rischia di diventare da unica forza di cambiamento a parte del sistema. La storia è piena di esempi di movimenti politici o culturali che giunti al potere si sono adeguati ad esso. La realtà è che non è sufficiente una rivoluzione politica ma serve una rivoluzione sociale che trasformi la mentalità di un popolo e per questo occorre del tempo. Ma non solo serve del tempo, occorre anche avere il coraggio di pronunciare parole impopolari: non ci può essere un vero cambiamento senza sofferenza.

La vera sconfitta è mitigare, depotenziare il vento del cambiamento per timore di non vincere, per timore di spaventare una parte dell’elettorato. Negli ultimi mesi sono stati dati segnali di debolezza e incoerenza. Si pensi alla bugia sul caso Muraro ma anche la scelta dello stesso Luigi Di Maio di pranzare all’Ispi, l’Istituto Studi per la Politica Internazionale, con Carlo Secchi presidente della Commissione Trilaterale italiana, è stato un grave errore. Con certi elementi non va condiviso un convivio. Per fermare questi vampiri della democrazia bisogna colpirli con una lancia e trapassargli il cuore. Il confronto non serve. Le lobby vanno cacciate dal Parlamento ma non per poi andare a casa loro a mangiarci insieme. Con la morte di Casaleggio non si deve perdere coerenza e radicalità. Sarebbe la fine del M5S. Di questo Beppe Grillo ne è consapevole ed è per questo che è tornato.

Non è importante vincere le Amministrative di Roma o le Politiche. Se vincere significa minare i pilastri su cui si vuole costruire una nuova idea di società, è meglio restare una coscienza critica che resta fuori dalle istituzioni.

La classe politica attraversa una fase di suicidio collettivo, questo perché il modello di società a servizio dell’1% che difende, sta collassando. Beppe Grillo ha ragione quando afferma che senza il M5S in Italia ci sarebbe una nuova deriva fascista. Nell’inconsapevolezza generale si stanno intersecando più crisi che nel giro di pochi anni si manifesteranno nella loro complessità. Penso al dramma ambientale, alla fine del lavoro salariato, alla finanza che è destinata a collassare, al depauperamento delle risorse idriche e alimentari che innescheranno importanti ondate migratorie e nuove guerre tra poveri. Il nostro Paese deve liberarsi dalla sudditanza militare ed economica degli Usa, deve subito ripristinare una sovranità monetaria e sviluppare un’economia locale libera dal giogo delle multinazionali. Una forza politica con uno sguardo lungimirante deve imporre nei talk show questi argomenti, rendere consapevoli i cittadini di questi scenari e non impantanarsi nel teatrino della politica autoreferenziale.

E’ il tempo delle scelte coraggiose. Chi non le farà verrà travolto dalla storia. Una volta Martin Luther King disse: “La vigliaccheria chiede: è sicuro? L’opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta”.

I nuovi Re di Roma

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