Firme doppie, firme non autentiche e addirittura la firma di una persona deceduta nelle liste elettorali a sostegno dei candidati nelle elezioni comunali di Reggio Emilia. Sono alcune delle irregolarità che la Procura reggiana ha riscontrato nei documenti per la certificazione delle candidature che nel 2014 portarono alla vittoria del sindaco Pd Luca Vecchi. Dopo i casi di Palermo,  Bologna e Siracusa, anche il capoluogo emiliano finisce nel mirino della magistratura per le autenticazioni delle liste. Gli indagati nell’inchiesta coordinata dal pm Giulia Stignani sono circa 300 cittadini, che hanno ricevuto dalla Procura un decreto penale di condanna con una contravvenzione da 200 euro. Nel registro, come ricostruito dalla Gazzetta di Reggio, ci sarebbe anche il nome di un certificatore accusato di falso.

Per gli inquirenti le persone coinvolte avrebbero violato l’articolo 93 della legge elettorale del 1960, che prevede la reclusione e una multa per chi, tra le altre cose, “assumendo il nome altrui, firma una dichiarazione di presentazione di candidatura” oppure “sottoscrive più di una presentazione di candidatura”. È proprio quanto sarebbe accaduto nel caso di Reggio Emilia, come confermato dall’ufficio elettorale del Comune, che nel 2014 segnalò l’anomalia alla Procura.

“Dopo la presentazione delle liste, abbiamo avviato un controllo, come si fa sempre, per verificare che tutte le firme e le candidature fossero valide”, spiega a IlFattoQuotidiano.it Alberto Bevilacqua, dirigente dell’ufficio elettorale. Fu lui, da segretario della commissione formata da membri della prefettura, a inviare la segnalazione alla Procura della Repubblica sulle irregolarità che avrebbero interessato tutte e 19 le liste presentate per la corsa in municipio. “Praticamente tutte le liste mostravano firme che non potevano essere ritenute valide – continua Bevilacqua – la maggior parte dei casi riguardava firme doppie che comparivano in due liste diverse”.

In questo caso, la commissione elettorale, ha il compito di depennare la firma che compare per seconda, invalidandola e quindi togliendola di fatto dall’elenco dei sostenitori. Tra le altre irregolarità riscontrate inoltre, anche la firma di una persona che però risultava deceduta, e altre di cittadini che non hanno riconosciuto la propria firma come autentica. In un caso poi, sarebbe stata presentata anche una dichiarazione di autenticazione senza però la firma del candidato.

Sulla base dei fatti indicati dalla commissione elettorale, la Procura aprì un fascicolo che ha portato al coinvolgimento di 300 persone. I cittadini che si sono visti notificare il decreto di condanna potranno opporsi andando a processo o scegliendo un rito alternativo, portando quindi elementi in loro difesa, mentre per l’autenticatore accusato di falso si procederà con udienza preliminare.

“Ora si dovrà chiarire se i cittadini erano ignari o meno della situazione”, ha sottolineato il procuratore capo di Reggio Emilia Giorgio Grandinetti. L’inchiesta comunque non avrà conseguenze sull’esito delle elezioni, in quanto le firme presentate per le singole candidature, come solitamente avviene, erano in numero maggiore rispetto al minimo richiesto e quindi, anche togliendo quelle invalidate, le elezioni amministrative si poterono svolgere in modo regolare.

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