Il prossimo 4 dicembre, nei seggi elettorali si accomoderà un codazzo di parenti e amici. Da Pescara a Brindisi, passando per Taranto – dove il sindaco ha minacciato le dimissioni e parlato di ‘clientelismo’ – la situazione non cambia di una virgola. Se nel capoluogo abruzzese c’era cascato il vicesindaco, nominando la figlia, nel comune pugliese sono diversi consiglieri comunali a scivolare sulle indicazioni per gli scrutatori del referendum. Nonostante la contrarietà della prima cittadina Angela Carluccio, che ha scelto per sorteggio il 25% degli scrutatori di sua pertinenza, gli altri componenti della commissione elettorale hanno fatto muro: “Meglio la nomina diretta da parte dei consiglieri”. Così, spulciando i 185 nomi dei cittadini che domenica 4, a Brindisi, si occuperanno di contare i e i No e di garantire la regolarità del voto, ilfattoquotidiano.it è riuscito ad accertare almeno sette casi di parentela, ma non è escluso che siano di più.

Nella lista pubblica approvata dalla commissione elettorale – di cui fanno parte, oltre alla Carluccio, i consiglieri Luigi Sergi e Giampiero Epifani per la maggioranza e Antonio Pisanelli per l’opposizione – compaiono il nipote dell’assessore all’Urbanistica Gianpiero Campo, la mamma del consigliere di maggioranza Pasquale Luperti, ex assessore all’Urbanistica durante la precedente giunta, indagato per turbata libertà nella scelta del contraente. Non solo: ci sono anche il nipote di Epifani e la figlia di un altro sostenitore della giunta Carluccio, Maurizio Colella, che ilfattoquotidiano.it ha più volte cercato telefonicamente nella giornata di martedì.

Un capitolo a parte merita Antonio Pisanelli, vero e proprio recordman. Come Epifani fa parte della commissione elettorale, ma per l’opposizione. Ha votato a favore della composizione della lista su nomina dei consiglieri “per scelta politica, così da mettere in difficoltà la maggioranza”. Scelta legittima, se non fosse che tra le persone nominate compaiono sua sorella, il genero e la sorella di quest’ultimo. La ‘difesa’ di tutti protagonisti varia dal “a mia insaputa” al “no comment” passando per il “non li ho indicati io” di Pisanelli che si difende: “Tra i sorteggiati c’era mio figlio e ho chiesto di rimuoverlo dalla lista”. Ma dal punto di vista procedurale è la commissione, di cui fa parte, a ‘vidimare’ le indicazioni, scegliendo di fatto gli scrutatori. E tutti gli altri parenti (acquisiti e non) sono rimasti dov’erano.

Come sarebbe andata a finire, del resto, lo avevano anticipato nove consiglieri, rifiutandosi di proporre i nominativi. Sia i cinque esponenti del gruppo Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto che gli eletti del Movimento Cinque Stelle e della civica Brindisi Bene Comune hanno fatto muro contro la scelta della Commissione elettorale. “Sempre peggio, sempre le stesse pratiche. Ancora una volta si è proceduto con l’indicazione diretta alla nomina. È una brutta pratica che a Brindisi si continua ad utilizzare – denunciavano i consiglieri di BBC Giuseppe Cellie e Riccardo Rossi – con una vera e propria spartizione tra i consiglieri comunali che indicano 5 scrutatori a testa senza alcun criterio se non la totale discrezionalità”.

E le nomine alle quali hanno rinunciato i 9 consiglieri? Sono state spartite tra chi ha avallato il sistema scelto dalla commissione, un modus operandi possibile grazie a una legge del 2006. “La responsabilità ricade in primis sulla sindaca perché non è stata in grado di convincere la sua maggioranza sull’opportunità di procedere al sorteggio. A Taranto, il sindaco Ippazio Stefano ha almeno minacciato di dimettersi visto che la sua giunta non ha sposato la sua linea – afferma il gruppo consiliare del M5S – del resto, scopriamo l’acqua calda: non ci aspettavamo nulla di diverso. Chiederemo a breve che vengano resi noti il criterio di designazione e i nomi indicati da ciascun consigliere”.

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