“Non ho problemi a dire che non metterò mai a disposizione le strutture comunali per fare accoglienza agli immigrati”. Benvenuti in Padania, dove le amministrazioni a guida leghista fanno quadrato contro il Piano nazionale messo a punto dal Viminale per fare fronte all’emergenza immigrazione. A proferire queste parole è il sindaco di Saronno Alessandro Fagioli che rispedisce a Roma la richiesta del ministero degli Interni rivolta a tutti gli 8400 comuni italiani perché ognuno faccia la sua parte.

Ma nel paese in provincia di Varese, 40mila anime, il “No ai clandestini” ha preso una piega paradossale. Sì, perché in città da mesi è pronta una struttura per accogliere 32 persone, chiesta e ottenuta dal prefetto Giorgio Zanzi, che il sindaco leghista è riuscito a non fare mai aprire. Come? Appellandosi a una serie di cavilli legali oltre che alla tanto bistrattata burocrazia: una parete in cartongesso di troppo, alcune toilette alla turca trasformate in piani doccia e una richiesta di cambio di destinazione d’uso che non è mai arrivata.

Il centro fantasma per richiedenti asilo
La storia comincia lo scorso inverno quando la prefettura varesina, impegnata a smistare i migranti assegnati da Roma, individua una possibile struttura nell’ex scuola di via Buozzi. L’edificio è di proprietà delle suore della Presentazione che, accogliendo la richiesta, danno il palazzo in comodato d’uso gratuito a Caritas ambrosiana

Ad aprile la ristrutturazione per trasformare l’ex scuola in un centro da 32 posti letto finisce. E’ tutto pronto: camerate, refettorio, i servizi igenici e le aule per l’insegnamento dell’italiano. Negli armadi istallati nelle ex aule c’è tutto: coperte, asciugamani, sapone, e dentifricio. Alle pareti delle stanze, ognuna con il suo estintore revisionato, sono appesi i turni delle pulizie, gli orari dei pasti e il calendario per la raccolta differenziata. La cooperativa Intrecci, che ha curato con Caritas l’operazione, ha anche fatto cinque assunzioni per l’accoglienza degli imminenti ospiti. Addirittura il parroco Armando Cattaneo pubblica una lettera aperta indirizzata ai profughi: “Sei un uomo stanco. Vieni da lontano, hai viaggiato tanto. Siediti con noi. Riposati”. Una bella storia di accoglienza cristiana insomma, che però non ha fatto ancora i conti con l’amministrazione comunale.

Il “capolavoro politico” del sindaco leghista
Come in un romanzo di Guareschi all’incontrario, le braccia spalancate di don Camillo si scontrano contro il niet di Peppone. Che in Padania non è comunista, ma del partito di Matteo Salvini. Pochi giorni prima dell’apertura del centro, il primo cittadino Alessandro Fagioli riesce a mettere tutto su un binario morto e a impedire l’arrivo dei richiedenti asilo. “Qui c’è un sindaco della Lega Nord con tutto quello che ne consegue. I saronnesi non vogliono clandestini e la sovranità nazionale è dei saronnesi, non dei profughi”. 

Niente di nuovo, si dirà. Il punto però è che Fagioli è abile e riesce a realizzare il suo obiettivo grazie a una serie di cavilli giuridici. “Le suore non hanno comunicato il cambio di destinazione d’uso. Quella è una scuola e non può essere riconvertita in dormitorio. Se non fossi intervenuto avrei avallato abusi da parte di qualunque altro cittadino che vuole riconvertire una cantina in dormitorio per immigrati”. Poi c’è la questione dei gabinetti riconvertiti in docce e della parete di cartongesso eretta per separare il piano terra dal resto dell’edificio: piccoli abusi edilizi che la Caritas si è affrettata a sanare pagando una multa. “E’ un atto amministrativo, non politico. Del resto me lo chiedono i cittadini che mi hanno eletto. Quando mi incontrano per strada in larga maggioranza ribadiscono di tenere duro sui profughi”.

L’accoglienza ai migranti fra il Viminale e Saronno
Su una cosa il sindaco ha certamente ragione: il piccolo campione statistico testato dalle telecamere de ilfattoquotidiano.it per le strade del centro la pensa come lui. Ma c’è anche chi non ci sta, come il coordinamento di associazioni “Quattro passi di pace” mobilitato a sostegno dell’iniziativa della parrocchia, senza tuttavia riuscire a far cambiare idea all’amministrazione. Amareggiato il prevosto: “Davanti al crocifisso bisogna dare segnali concreti, altrimenti restano solo parole”. 

Il primo cittadino però non ha fatto ancora i conti con il ministero dell’Interno e con il Piano nazionale accoglienza che sta per essere emanato. Il documento va nella direzione opposta di Fagioli perché chiede a tutti i comuni italiani di fare la propria parte di fronte all’esodo dei migranti e fissa delle quote per alleggerire le grandi città che da sole si stanno sobbarcando il peso dell’accoglienza: ai comuni con meno di 2mila abitanti sarà assegnato un massimo di cinque profughi, alle altre 2,5 migranti ogni mille abitanti, percentuale che scende a 1,5 per le città metropolitane. Calcolatrice alla mano, a Saronno toccano cento richiedenti asilo e così fra pochi mesi il sindaco dovrà fare fronte a una situazione a dir poco kafkiana. Potrebbe spostare un terzo degli sgraditi ospiti nella scuola delle suore riconvertita in centro accoglienza. Ma lui stesso ha reso la struttura inagibile. E il cortocircuito è servito.

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