“Sui migranti il governo, soprattutto un governo di sinistra deve provvedere a una nuova ed efficace politica di integrazione”. A scriverlo in una lettera indirizzata all’esecutivo e pubblicata da Repubblica è il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Il primo cittadino renziano chiede “un cambio di passo” perché “l’accoglienza non continui a pesare come un macigno sempre più pesante sulle spalle della città”. La preoccupazione dell’amministratore è che venga elaborato “un piano nazionale che stabilisca un’equa distribuzione sul territorio dei profughi”.

Sala chiede un intervento di fronte a quella che è una vera e propria emergenza che, secondo il sindaco viene gestita in solitaria da pochi Comuni. “La questione immigrazione”, si legge nel testo, “non può riguardare solo i non molti Comuni che se ne occupano al limite delle proprie capacità. Il governo, soprattutto un governo di sinistra, deve provvedere a una nuova e efficace politica di integrazione, pianificata e dotata dei mezzi finanziari adeguati per far uscire da una condizione di provvisorietà le migliaia di profughi che stazionano nella nostra città come in altre parti del Paese”. Per Sala, “l’immigrazione non è un cerino da passare di mano in mano. È una questione gigantesca che chiede un radicale cambio di passo a livello nazionale”, altrimenti finiranno per prevalere egoismi e paure, che porteranno altri milioni di voti ai populisti di ogni genere”.

Il sindaco chiede quindi “un’equa distribuzione sul territorio dei profughi”: “L’accoglienza è un dovere”, ma il governo deve operare affinché “non continui a pesare come un macigno sempre più pesante sulle spalle della città”. “Serve un vero e proprio piano nazionale che stabilisca un’equa distribuzione sul territorio dei profughi, che non può che iniziare da quote regionali”, scrive Sala, secondo cui “il governo deve valutare se dare vita ad un unico soggetto che si occupi di immigrazione e accoglienza mettendo insieme i diversi tasselli del mosaico: il sistema Sprar, il rapporto con i Comuni, la circolazione di buone pratiche, l’uso di caserme”.

L’obiettivo che si prefigge il primo cittadino è quello di arrivare a un “reale sistema di integrazione”: “L’accoglienza non basta più quando i profughi stanno nei nostri centri mesi e mesi. Si tratta di proporre un nuovo patto a chi arriva: noi faremo tutto quello che serve a darvi una mano, voi mostratevi disponibili da subito ad aiutarci dove serve, mettendovi a disposizione di programmi per conoscere le nostre leggi e la nostra lingua. Senza la vostra buona volontà non potremo garantirvi granché”.

 

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