“Se vince il no, il problema non sarà più se Renzi deve dimettersi, ma se esisterà ancora il Pd“. Anche a Torino il tema centrale della Festa dell’Unità è quello del referendum costituzionale. Tra gli stand della festa, il dibattito è acceso e i militanti si dividono tra i due schieramenti: “Voto sì perché voglio una Repubblica semi-presidenziale e non parlamentare – racconta Marco Brusconi, cuoco “popolano” che coordina le cucine della kermesse democratica – voglio sapere chi mi governa prima e non dopo, ho subito per troppe anni le coalizioni”. Di altro parere Elena che a pochi passi di distanza aiuta il cuoco a tagliare uno stinco: “Sono più per il no che per il sì, ma mi spaventa la strumentalizzazione attuata dal governo. Il rischio è che la vittoria del sì venga usata dal governo come una vittoria su tutti i fronti e come un accreditamento totale delle scelte del governo”. Il punto più discusso rimane la legge elettorale: c’è chi come Elio voterà sì pur con delle riserve e chi come Franco pensionato di 75 anni attacca: “Hanno legato le riforme costituzionali alla legge elettorale anche se le due cose non c’entrano un fico secco”  di Simone Bauducco

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