Nei giorni della nomina di Vasco Errani a commissario per la ricostruzione nel Centro Italia il FattoTv è tornato sul posto a vedere come procede il cosiddetto “Modello Emilia”, messo in pedi proprio dall’ex governatore. Qui sono passati più di quattro anni dai terremoti che tra il 20 e il 29 maggio 2012 sconvolsero la Bassa modenese.

Fuori casa ci sono ancora circa 10mila persone. Tra queste c’è chi si è auto-costruito la casa per sé e per la propria famiglia. “Qui dentro siamo in due famiglie”, dice Enrico dalla sua casetta di Rovereto (frazione di Novi di Modena). Enrico una decina d’anni fa aveva acceso un mutuo per la sua casa, poi resa inagibile dal terremoto. E quel mutuo ha dovuto ricominciare a pagarlo. Intanto, in attesa che si sblocchi la procedura per ristrutturare la sua casa, il contributo per l’abitare che riceveva dalla Regione Emilia-Romagna di 1600 euro ogni tre mesi è sceso a 600: “Avevo preso un prestito anche per mettere su questa casetta provvisoria, confidando che i soldi sarebbero rimasti quelli fino a che non fossimo tornati in casa”.

Anche Paolo, che l’abitazione provvisoria l’ha realizzata in garage, ha visto più che dimezzato il suo contributo. Anche lui è in attesa del via alla ricostruzione della vecchia abitazione di San Possidonio: “Ma se la Regione non fornisce i tecnici, i Comuni fanno fatica a stare dietro alle pratiche”.

Infine c’è Lorena, che è tra le ultime ad abitare nei Map di Novi, le casette in alluminio allestite poco dopo il sisma in tutti i paesi del cratere e che, nonostante le promesse della Regione che sarebbero stati smantellati entro il 2015, sono ancora lì: “Li svuoteremo nei prossimi due mesi”, promette il sindaco Pd di Novi, Luisa Turci. “Si è detto che la ricostruzione in Friuli è stata fatta bene e ci hanno messo dieci anni – spiega Turci – qui in Emilia ne sono passati quattro, ce ne date altri sei?”  di David Marceddu

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