Dopo settimane di schermaglie, attacchi e tentativi di corteggiamento andati a vuoto, è sul terreno della Festa dell’Unità di Bologna che si consuma l’ultimo strappo tra il Pd e l’Anpi. Con la rottura di una tradizione consolidata, mai messa in discussione: la presenza dei partigiani tra gli stand della festa provinciale. Come ogni anno, infatti, l’associazione ha ricevuto l’invito per la partecipazione alla manifestazione democratica. Questa volta però con delle regole ben precise: niente banchetti e volantini per il “no” al referendum sulla riforma costituzionale voluta da Renzi.  “Ma se non possiamo esprimerci, la nostra presenza è inutile, diserteremo l’iniziativa” è la risposta di Anna Cocchi, presidente dell’Anpi bolognese. Un rifiuto che rischia di logorare i rapporti già tesi tra Anpi e Pd, dopo le parole della ministra Boschi sui “partigiani veri” e i paragoni con Casapound, e, più recentemente, la polemica sull’esclusione dell’Anpi dalle celebrazioni dell’11 agosto, anniversario della liberazione di Firenze dall’occupazione nazifascista.
Di sicuro le premesse per uno scontro sulla Festa c’erano tutte. Per mesi, infatti, l’Anpi bolognese ha ribadito la volontà di seguire la linea nazionale, senza tentennamenti, e quindi di portare avanti la battaglia per il no anche sotto il cielo della festa Pd.  Costi quel che costi. Dall’altra parte, il Pd ha comunque deciso di mandare l’invito, mettendo però dei paletti.  “Ci hanno  detto che non possiamo fare campagna nel nostro banchetto, e nemmeno distribuire volantini e materiale per il no – spiega Cocchi – ma così la nostra presenza è inutile. Non credo che parteciperemo. Del resto non siamo stati chiamati nemmeno alle altre feste in giro per il territorio”.
La decisione definitiva sarà presa tra il 21 e il 22 agosto, quando Cocchi convocherà la presidenza. “Insieme all’invito, ci hanno chiesto di partecipare anche a eventuali dibattiti. Tutti incontri su temi che, seppur di grande importanza, non hanno nulla a che fare con il referendum. Mentre la difesa della Costituzione è proprio quello che ci sta a cuore in questa fase”. All’apertura della festa bolognese, una delle più importanti, mancano meno di dieci giorni. E il Pd locale spera ancora di trovare un punto di incontro, una formula per permettere all’Anpi di parlare, senza che questo crei troppo imbarazzo al partito. Niente guerra con i partigiani è la linea scelta dai democratici. “Se ci inviteranno a un dibattito, valuteremo la proposta – avverte Cocchi – Ma non ci può essere un tira e molla. Dobbiamo essere alla pari”.
Da quando l’Anpi ha deciso di opporsi alla riforma, la frattura con il Pd si è fatta sempre più profonda. Il caso di Bologna arriva a pochi giorni di distanza dalle polemiche nella vicina Firenze. Qui l’associazione partigiani ha diffuso un comunicato di fuoco, andando all’attacco del sindaco renziano Dario Nardella, reo di non aver invitato nessun partigiano al ricordo della Liberazione della città. “Una scelta grave e incomprensibile”, ma “ci auguriamo sia solo uno sfortunato episodio”. E se si va più in là con il calendario si ritorna alla bufera scatenata dalle dichiarazioni della madrina della riforma, Maria Elena Boschi, che in un’intervista con Lucia Annunziata distingueva tra “partigiani venuti nelle generazioni successive” e “partigiani veri” che voteranno sì. Insomma, la contrapposizione sul referendum rischia di segnare un punto di non ritorno.  “Fino adesso i rapporti con il Pd – assicura Cocchi – sono stati ottimi. E lavorerò per mantenerli tali. Allo stesso tempo è chiaro che la nostra posizione sul referendum non fa piacere al Pd, e questo rende tutto più difficile. Ma dobbiamo essere liberi di esprimerci. Questa è la prima condizione e quella più importante”.
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