“Si dovrà dimettere ingiustamente, vittima della campagna creata per mettere in crisi la nuova giunta del Campidoglio”. Salvatore Buzzi dal carcere di Tolmezzo (Udine) parla dell’assessore all’Ambiente del Comune di Roma Paola Muraro e delle polemiche che l’hanno travolta dopo i loro contatti telefonici, come emerge dalle carte di Mafia Capitale. Al Corriere della Sera, per voce del suo avvocato, il fondatore della cooperativa 29 giugno spiega che “le conversazioni sono agli atti e sono le uniche. Il fatto che non ci sia stato nulla di illecito è dimostrato dall’esito della gara: abbiamo perso”.

Si riferisce alle tre telefonate risalenti al 2013 quando partecipò alla gara per lo smaltimento dei rifiuti all’estero, chiamato dall’allora direttore generale di Ama Giovanni Fiscon. Anche lui, peraltro, arrestato nell’ambito di Mafia Capitale. All’epoca Muraro era una consulente dell’azienda, eppure si occupava – riporta il quotidiano di via Solferino – “di gestire le gare“. In sostanza, continua Buzzi, “bisognava aprire le buste e quindi lei si occupava di verificare che ci fosse tutto il necessario. Mi chiedeva di integrare la documentazione“. Aspetti e compiti che, scrive il Messaggero, sono “inspiegabili per chi dovrebbe avere un incarico molto diverso”. Muraro, continua Buzzi, lo “chiamava per conto del direttore generale Fiscon“, “faceva il suo lavoro, svolgeva le mansioni che le erano state assegnate. E’ una delle poche persone – dice – che non mi ha chiesto soldi o favori“. Le polemiche delle ultime settimane sulla Muraro quindi, secondo l’imputato di Mafia Capitale, hanno un solo obiettivo: “Mettere in crisi la giunta guidata da Virginia Raggi mandando in tilt un sistema (quello dei rifiuti, ndr) per poi fare arrivare qualcuno che risolva la situazione”. Quindi, “l’interesse primario è di togliere di mezzo la Muraro. Sarà indagata e dovrà dimettersi. In questo modo il primo obiettivo sarà raggiunto”. E conclude: “Stiamo preparando un esposto: non posso assistere alla strumentalizzazione di questa vicenda sulla mia pelle”.

Se Buzzi dichiara però di avere partecipato come tutti gli altri – e di avere perso – a sostenere che fosse “chiaro l’impegno di Fiscon per tentare di favorirlo nella gara d’appalto” è il Messaggero. Sabato 6 agosto, il quotidiano romano scrive che “l’ex consulente si era messa a disposizione per facilitare a Buzzi la strada degli appalti”. Conclusioni che, scrivono i carabinieri del Ros nell’informativa depositata agli atti del processo Mafia Capitale, arrivano dalla “cronologia delle conversazioni” dalle quali emerge in maniera chiara come Fiscon “avesse comunque dato a Buzzi “la possibilità di partecipare all’appalto”. Il Messaggero specifica che nella condotta di Muraro non è stato evidenziato alcun rilievo penale, ma allo stesso tempo “emerge con chiarezza” che la consulente “agisce in piena sintonia con Fiscon, già nel periodo in cui l’ex dg sta per finire nei guai“.

Le polemiche premono sulla neoletta in Campidoglio che, continua il Messaggero, “da due giorni tace. Non parla e non difende la Muraro“. E sullo sfondo si staglia anche l’ipotesi della sostituzione dell’assessora all’Ambiente. In gara ci sarebbero “Enzo Favoino, uno dei massimi esperti di differenziata e riciclaggio dei rifiuti” e “Roberto Cavallo, anche lui esperto di differenziata e disponibile a collaborare con la giunta Raggi, ma che finora ha sempre detto no alla proposta di fare l’assessore”.

A fare da spartiacque per decidere il futuro dell’assessore e dello smaltimento nella Capitale, sarà il consiglio comunale straordinario di mercoledì 10 agosto sui rifiuti. Tante le variabili in gioco sull’eventuale decisione dei 5 Stelle di scaricare l’ex consulente di Ama. E sarà fondamentale la posizione che prenderà quello che viene definito il “sindaco ombra” di Roma. Parliamo di “Marcello Minenna, l’ex dirigente della Consob ora responsabile del Bilancio e delle partecipate del Comune” e molto ascoltato dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.

E mentre emergono eventuali giri di poltrone in giunta, a Roma il problema rifiuti rimane. Anzi, peggiora. Si tratta di un affare che vale un miliardo di euro l’anno, scrive La Stampa, al quale Acea sarebbe molto interessato. Anche se Virginia Raggi aveva promesso di cambiare i vertici della multiutility del Comune partecipata da Caltagirone. Nel mirino era finito il suo amministratore delegato Albero Irace, molto vicino a Boschi e Renzi. Lo stesso Irace che in questi giorni con Minenna ha chiesto proprio ad Acea “un impegno straordinario che scongiuri l’emergenza rifiuti e la connessa figuraccia politica”. La multiutility per parte sua sarebbe disponibile “a potenziare gli investimenti nel medio periodo”, ma alla giunta Raggi chiede “autorizzazioni celeri e nessun sostegno ai comitati cittadini del no”.

E’ partecipata da Caltagirone e dalla francese Suez, che da anni tenta senza successo di “entrare nel business ambientale italiano”. Questa potrebbe essere l’occasione giusta. Acea sarebbe anche disposta ad acquisire o costruire nuovi termovalorizzatori per salvare la città da una gestione di Ama che utilizza “poco e male” i due impianti di smaltimento di Rocca Cencia e Salario, entrambi in zone urbanizzate. I 5 Stelle, con “il soccorso industriale di Suez e Caltagirone potrebbe chiuderli e rivendicare la decisione con i comitati locali del no”. Lasciandosi anche alle spalle Manlio Cerroni, il re dei rifiuti e monopolista del relativo business nella Capitale.

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