Per quanto riguarda Ubi, l’anno scorso il consigliere delegato del gruppo bresciano-bergamasco Victor Massiah ha intascato 1,57 milioni, di cui 1,27 di stipendio fisso e il resto sotto forma di bonus e altri compensi. L’ex dg Iorio, rimasto in carica fino al 31 maggio 2015 prima di traslocare a Vicenza, ha preso invece più di 313mila euro. All’ex presidente del consiglio di gestione Franco Polotti, sostituito lo scorso aprile dall’ex sindaco di Milano Letizia Moratti e dal 2014 indagato per ostacolo alla vigilanza e la concessione di prestiti in conflitto di interessi, sono andati 495mila euro. Poco meno, 455mila euro, per Andrea Moltrasio, che presiede il consiglio di sorveglianza. Due mesi fa Massiah ha presentato il piano industriale al 2020, in base al quale saranno tagliati 2.750 dipendenti su 17mila nonostante lo scorso anno la banca sia tornata in utile (195 milioni) dopo i 725 milioni di rosso del 2014.

Infine il Banco Popolare, che si avvia verso una fusione con Bpm da cui dovrebbe nascere il terzo polo bancario italiano e ha dovuto per questo varare un aumento di capitale da 1 miliardo. L’ad Pier Francesco Saviotti lo scorso anno – chiuso con 430 milioni di utili contro la maxi perdita da 1,9 miliardi del 2014 – ha portato a casa 1,9 milioni più azioni per un corrispettivo di oltre 219mila euro, mentre al presidente Carlo Fratta Pasini sono andati 469mila euro. Entrambi hanno però versato il 4% della retribuzione fissa al Fondo nazionale per il sostegno dell’occupazione nel settore del credito. Si noti che il piano di aggregazione con la banca milanese prevede l’esubero di 1.800 lavoratori sui 25mila complessivi dei due istituti.

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