Vita da rappresentante
In via Colletti, nella palazzina color ocra dove adesso Saveria Palazzolo vive da sola assieme ad Angelo, si presenta spesso Giuseppe Lo Bue, il suo grande amico e collega di lavoro. Guida un’Audi A4 station wagon dalla quale scarica pacchi e sacchetti di plastica per poi uscire o a mani vuote o con pacchi di colore e di forme diverse. Di per sé il fatto non sorprende troppo gli investigatori della Duomo: per Giuseppe, Saveria è la zia. Ha infatti sposato Mariangela Garriffo, la figlia di Carmelo, il nipote prediletto di Binu, l’uomo che nei primi anni ’80 aveva messo in piedi con Pino Lipari, le aziende del clan specializzate in forniture di materiale sanitario. Insomma che Lo Bue, imparentato anche con la famiglia di Totò Riina, frequenti abitualmente casa Provenzano è assolutamente normale così come è normale che faccia visita spesso suo padre Calogero, già arrestato nel 1998 per estorsione, e fratello di Rosario, il vecchio capomafia di Corleone, finito in manette un anno prima, nel 1997.

Eppure a Mariangela, alla sposa di Giuseppe, la cosa non andava. Era una donna di mafia è vero, Cosa nostra l’aveva respirata fin da piccola, ma era anche una madre e una moglie. Il 3 febbraio alle dieci e mezza di sera si sfoga per telefono con il marito: «Questa non è famiglia, io sono stanca di vederti solo quando hai un momento di buco…»
«Per il momento, amore, ci sono le cose primarie, quello di non far mancare niente di materiale ai bambini, poi se uno più tempo passa insieme, certo è meglio, però se magari ci sono periodi più pesanti, ci dobbiamo accontentare…»
«Ma, Giuseppe, sono otto mesi che facciamo questa vita…»
«Io da otto mesi faccio questa vita, ma perlomeno quanto tu ti vuoi sedere per cinque minuti a riposare, lo puoi fare. Io neanche questo»
«Va bene, continua allora, vediamo dove ci porta. Ci sono cose che tu fai perché hai preso impegni con altre persone e non fai cattiva figura…»
«Sii orgogliosa di tuo marito allora se non fa cattiva figura con le persone… è un orgoglio che potresti avere, mio marito si prende gli impegni e li mantiene, non è uno che (parola incomprensibile) dietro al collo»
«Io so di che cosa devo essere orgogliosa di mio marito e quello di cui non devo essere orgogliosa, non c’è bisogno che me lo dici tu. Poi io so pure che ho un marito e mi pare a me che ce l’ho solo virtualmente tanto per dire che ho un marito, o… soltanto per sentirlo per telefono»
«Ma se io lo prendo [quest’impegno] è una comodità di tutti»
«Vedremo un giorno, quando sarai da solo…»
«Mariangela, allora ascoltami: io potrei stare da solo tre anni, quattro anni, poi sarei di nuova assieme a voi… di nuovo questo lo farei, farei le stesse cose per non farvi mancare niente. Forse tu non l’hai capito questo».

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