Martedì 4 aprile, durante la notte, sul monte viene nascosta tra delle pietre una telecamera radiocomandata. Quando fa buio gli investigatori tornano a controllarla: trasportano batterie pesanti 25 chili, salgono per un ora camminando per un canalone sul versante opposto della montagna girando al largo da un gregge e dai suoi cani.
Cominciano a capire. La telecamera inquadra la Golf di Riina dentro la masseria di Giovanni Marino, 42 anni, un pastore incensurato. Vista dai monitor la scena sembra quella di un set cinematografico: il pastore, le sue pecore, Marino che lavora. La prima impressione è che il casolare sia solo l’ennesimo punto di smistamento dei pacchi e dei pizzini destinati al boss. A Corleone il pastore è molto conosciuto: nella sua masseria viene prodotta una ricotta buonissima. La chiamano zabbina, viene servita ancora calda ed è ottima per la colazione. Per questo alla mattina per acquistarla dal casolare passano un po’ tutti: persino le forze dell’ordine.
Poi un controllo ai consumi di elettricità segnala qualcosa di molto strano: a partire da fine novembre del 2004, due mesi prima del blitz che a Villabate ha portato in carcere Nicola Mandalà, l’ultimo autista del Padrino, ma cinque mesi dopo il provvedimento del governo che aveva stabilito lo scioglimento per mafia del piccolo comune alle porte di Palermo, le bollette della luce della masseria hanno subito un’impennata. Lì dentro qualcuno ha acceso una stufetta elettrica. Lì dentro ci vive qualcuno.

Per giorni però il dubbio rimane: l’unico evento inspiegabile è che Giovanni Marino, come se volesse seguire in diretta i risultati del voto per le politiche, monta sul tetto della sua stamberga un’antenna televisiva. Poi lunedì viene ripreso di spalle mentre per cinque minuti buoni guarda la porta d’ingresso della masseria e, quando si avvicina all’uscio, la porta dà l’impressione, ma forse è solo un’impressione, di cominciare ad aprirsi prima che lui tocchi la maniglia.
Alle 15 del 10 aprile si chiudono le urne. Le operazioni di spoglio sono lentissime. Per tutta la notte i dati del Viminale arrivano col contagocce e ribaltano i risultati virtuali di sondaggi ed exit pol che davano per certa una larga vittoria del centrosinistra. La mattina dopo l’Italia si stropiccia gli occhi incerta: chi ha vinto le elezioni? governerà Prodi o ancora Berlusconi? Il paese sembra come sospeso, senza maggioranza, senza capi: la differenza tra i due schieramenti è di soli 29mila voti, dicono. All’improvviso, dopo cinque anni di Casa delle Libertà, il potere, tutti i poteri, sembrano scomparsi, volatilizzati, evaporati. Alle 7,31 di quello strano martedì d’aprile, il pastore Giovanni Marino, arriva come sempre alla sua masseria. Entra, esce. Dopo un ora e venti minuti, alle 8,57 si avvicina di nuovo all’abitazione e il braccio di qualcuno, dall’interno, gli porge un contenitore. Passano 61 lunghissimi minuti. Poi ecco il rumore di un fuoristrada: sopra c’è uno dei figli di Binnu Riina. Ha in mano un altro pacco: uno di quelli che sono stati visti qualche giorno prima uscire da casa dei Provenzano.
Bingo.

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