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Tickled, un documentario svela il legame tra il porno e le presunte “competizioni sportive” di solletico

E' un lavoro fatto dai giornalisti David Farrier e Dylan Reeve: i due hanno scoperto che il sito web che genera i video “tickle” si chiama Jane O'Brien Media che è uno dei 300 domini di proprietà di una società registrata in Germania. "L’aspetto particolare della Jane O’Brien Media è che sul suo sito nelle istruzioni ai partecipanti non sottolinea né la componente omoerotica del reclutamento dei ragazzi, né l’aspetto fetish dei video da girare che, anzi, vengono più catalogati come una competizione sportiva", hanno spiegato i registi

di Davide Turrini

Ragazzi legati mani e piedi con altri a cavalcioni che gli sfregano le dita su fianchi fino a farli crepare dal ridere, un impero online che smista video sulla gang feticista del solletico, minacce di morte ai due giornalisti/registi che provano a raccontare tutta la storia. A descriverla così sembra una burla, invece è Tickled il documentario che sta mietendo recensioni e apprezzamenti entusiasti tra Stati Uniti ed Australia. Avete letto bene, un documentario. Perché la pratica “porno” del “tickling”, quella di praticare solletico su una persona non nuda, bloccata da lacci o manette attorno a polsi e caviglie, portata allo spasimo di risate e (presunto) godimento, è una delle tante possibili varianti del fetish online.

Pornhub di video “tickled”, “tickle”, “tickling” ne è pieno, soprattutto con il soggetto passivo, spesso una donna, che mette a disposizione fronte videocamera i piedi nudi poi sottoposti alla tortura del… solletico. Non ci potevano credere, David Farrier e Dylan Reeve, durante una delle casuali “googolate”, quando sullo schermo si sono imbattuti nella “gara di resistenza al solletico”: un ragazzo con tenuta atletica, pantaloncini e canottiera, incatenato ad un letto viene preso di mira nelle parti più sensibili del corpo dalle dita di uno o più “solleticatori” fino a quando la risata dapprima spontanea finisce in un ripetitivo e mesto fastidio. Farrier e Reeve hanno così proseguito nelle ricerche sul tema ed è nato Tickled.

Il documentario illustra così tutto ciò che è successo immediatamente dopo. Farrier scopre che il sito web che genera i video “tickle” si chiama Jane O’Brien Media che è uno dei 300 domini di proprietà di una società registrata in Germania. La richiesta di informazioni da parte del giornalista è stata però accolta dall’amministrazione dei gestori del sito con insulti omofobici e minacce di smetterla con la propria ricerca. I due registi si sono così recati a Los Angeles, dove molti dei video vengono girati, scoprendo infine che coloro i quali gestiscono questo impero on-line fin dagli anni novanta reclutano generalmente studenti prestanti dai college, ma non solo, pagandoli con biglietti per concerti, laptop o anche 1000 dollari in contanti.

Spesso i video agli albori del genere venivano girati nei dormitori dei college e poi tutto finiva regolarmente online, fino a quando, con il boom del porno gratis negli anni duemila il “tickled” è diventato un genere piuttosto seguito, ed evidentemente anche parecchio remunerativo. Ed è qui che il documentario prende la piega del thriller, perché a quanto pare i ragazzi che non vogliono vedere i loro filmati online free nei grandi portali del porno verrebbero poi ricattati con la minaccia di inviare le prove delle loro sedute fetish a familiari e/o datori di lavoro. Tanta e tale è stata l’abnegazione nel mettere insieme le sequenze del film che i due registi si sono perfino ritrovati essi stessi legati ad un lettino da palestra con tanto di master del solletico a farli morire dal ridere.

“L’aspetto particolare della Jane O’Brien Media è che sul suo sito nelle istruzioni ai partecipanti non sottolinea né la componente omoerotica del reclutamento dei ragazzi, né l’aspetto fetish dei video da girare che, anzi, vengono più catalogati come una competizione sportiva”, hanno spiegato i registi. Il sito Jane O’Brien Media è infatti tutto fuorché un sito porno o presunto tale. Il casting viene anzi pubblicizzato come qualcosa di esclusivo, rivolto alla realizzazione di un “reality tv”, dove soltanto 12 persone su 1000 riescono a farcela. Il mondo del porno online oggi è anche questo.

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