Si sono materializzati a sorpresa al Quirinale mentre Sergio Mattarella consegnava il tricolore agli alfieri azzurri impegnati alle Olimpiadi di Rio, al via il prossimo 5 agosto. Il motivo? Volevano sottoporre la marciatrice Elisa Rigaudo ad un controllo antidoping a sorpresa. Nello stesso giorno in cui esplode un nuovo caso Schwazer, con l’olimpionico altoatesino che ha nuovamente fallito un test antidoping, gli ispettori dell’Associazione internazionale delle federazioni di atletica sono arrivati addirittura sul colle più alto di Roma per sottoporre ad un controllo la marciatrice originaria di Cuneo.

Solo che nel frattempo nei giardini del Quirinale era in corso la cerimonia di consegna del tricolore a Federica Pellegrini e Martina Caironi, portabandiera a Rio per olimpiadi e paralimpiadi. I funzionari della Iaaf sono stati quindi bloccato ai cancelli del Quirinale. “L’ispettore non aveva il titolo ad entrare” spiegano dallo staff. Il test di controllo su sangue e urine della Rigaudo è stato rinviato al momento in cui l’atleta assieme agli altri azzurri, raggiungerò la Casa delle Armi del Foro Italico.

Il cortocircuito: controllo a sorpresa secondo il calendario fornito dall’atleta – Si è trattato, doveroso sottolinearlo, di un cortocircuito organizzativo. La Rigaudo, come tutti gli altri atleti, per sottostare alle regole antidoping della federazione internazionale, ha dovuto consegnare un calendario dei suoi impegni per confermare la propria reperibilità per i controlli a sorpresa. In questa lista c’era anche l’appuntamento odierno al Quirinale. Sarà stato eccesso di zelo oppure gap culturale dell’ispettore tedesco deputato al controllo, fatto sta che il blitz non è andato a buon fine ed è stato rimandato di qualche ora. Ricapitolando: si trattava sì di un controllo a sorpresa, ma sempre nell’ambito della reperibilità fornita dalla marciatrice.

Elisa Rigaudo: “E’ come se fossero andati dalla Merkel” – “Era un medico tedesco mandato dalla Iaaf che si è presentato al Quirinale per il controllo antidoping a sorpresa. Io gli ho fatto la battuta, è come se lei fosse andato dalla Merkel quando incontra gli atleti olimpici tedeschi….Lui non sapeva neanche niente di Schwazer…”. Elisa Rigaudo ha commentato con ironia il controllo antidoping che la Iaaf ha tentato di fargli al Colle. “Io non l’ho presa come una offesa, perché è un messaggio sbagliato. Se noi atleti siamo sottoposti a dei controlli è qualcosa che ci deve tutelare – ha aggiunto la marciatrice azzurra – perché so che lo fanno anche alle mie avversarie. Non ero obbligata a farlo ma l’ho fatto perché non ho niente da nascondere e questo spero sia un esempio. Io ho descritto il viaggio e le ore del programma al Quirinale e la mia ora di reperibilità che era dalle 22 alle 23 stasera sapendo che tornavo in hotel a Roccaraso“. “Era un dottore della Iaaf che partiva dalla Germania con arrivo a Roma, lui ci ha provato. Se mi trovava al Quirinale avrebbe fatto subito controllo e sarebbe tornato prima. Io avrei potuto dirgli ci vediamo a Roccaraso e lo facciamo stasera. Era un dottore da solo per un prelievo ematico. Poi siamo andati in un ufficio del Coni ad effettuarlo”, ha concluso l’azzurra.

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