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Rischiatutto vs Ciao Darwin, ovvero Rai vs Mediaset: due modi diversi su come distrarsi con la tv

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Per capire “chi” sono oggi sotto il profilo editoriale, Rai e Mediaset vale la pena di cogliere la congiuntura del confronto fra la seconda puntata del Rischiatutto e Ciao Darwin del venerdì passato. Dopo il trenta per cento del giovedì di esordio, nel venerdì conclusivo Rischiatutto ha pagato a Ciao Darwin un pegno di circa tre punti di share (pur prevalendo, sia pure di un soffio, nella serata). A spostarsi perentoriamente da Fazio a Bonolis sono stati innanzitutto i bambini e i teenager, trascinandosi appresso un po’ di genitori e nonni. Ma moltissimi, nelle altre età, sono rimasti attaccati a Fazio (e Fiorello), che evidentemente gli si addiceva quanto basta.

Qui, più che il consueto zapping tra due programmi entrambi assai forti, si è verificata a nostro parere una centrifugazione dei gusti, fra chi prova attrazione per i giochi pesanti (Ciao Darwin) rispetto a quelli che, come noi, vanno in languore per il fioretto ironico e il tocco nostalgico (il Rischiatutto fazesco). Aggiungiamo che anche nella sera successiva, di sabato, i bambini, con l’usuale seguito, si sono appostati in massa su Amici, mentre genitori e nonni se ne sono restati attaccatissimi alle danze di Ballando con le stelle, dove “l’effetto Mike” era rimpiazzato dall’effetto “Milly Carlucci”, che ormai sta all’entertainment come Mike al quiz. E questa è per l’appunto l’istantanea di due spazi editoriali, lo spaccato di due aree di spettatori, divise non da pregiudiziali culturali o ideologiche, ma semplicemente da una diversa idea sul come distrarsi con la televisione.

La tribù degli spettatori corteggiata da Mediaset è quella che cerca lo spasso diretto. E infatti Bonolis, che la sa lunghissima, ci va pesante con le prove, ridicolizza i “concorrenti” ed espone il lato B di Madre Natura. Il pubblico della Rai cerca invece una motivazione non occasionale, ama i significati e i valori, le allusioni più che le illusioni, i riferimenti storici più della cronaca. Ovviamente è più anziano rispetto a quello di Mediaset, perché corrisponde a quel che gli viene offerto (e non perché si tratti di uno “zoccolo duro”, incapace di usare il telecomando). Trattandosi di pubblici scelti dai programmi, più che dell’inverso, non siamo di fronte a due fortezze reciprocamente imprendibili, l’asilo del Biscione e l’ospizio del Cavallo. Sono solo due rendite editoriali fin qui reciprocamente rispettate nello spirito di complementarietà del duopolio. Il cui tempo oggi è passato, sicché non ci resta che stare a vedere se partirà una vera concorrenza per i target, o se i due giocatori, come a sette e mezzo, decideranno di tenersi le carte che si ritrovano.

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