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Liverpool, la lettera del tifoso del Borussia Dortmund ai tifosi ‘reds’

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Massimiliano Chirico per Crampi Sportivi

Per prima è stata un’urna, simbolica rappresentazione del destino applicato al calcio, a far presagire che non solo per la favola del Leicester City verrà ricordata questa stagione. Quando i bussolotti di Liverpool FC e Borussia Dortmund sono stati aperti, un varco temporale ha saldato tra loro due realtà calcistiche lontane come quelle di Dortmund e Liverpool. Le due città, i tifosi, i giocatori e gli allenatori, così particolari e invidiati da rappresentare per tutti un modello, finalmente mescolati nella stessa storia.

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Una delle doppie sfide più avvincenti di sempre, ci ha lasciato in dono un bagaglio emozionale di immenso valore: facile parlare del ritorno di Jurgen Klopp nella sua Dortmund, nella città che gli ha permesso di scrivere il suo nome sui giornali di tutto il mondo e che lo ha consacrato come uno dei migliori allenatori emergenti. Chissà come abbia fatto Klopp a preparare le due gare pensando di dover fronteggiare i suoi vecchi tifosi e di doverli ricevere in Inghilterra, mentre dall’altra parte Thomas Tuchel chiedeva implicitamente ai suoi di cancellare i ricordi del passato e di traghettarlo nell’universo dei giovani allenatori vincenti.

Nel mezzo i giocatori, le spettacolari coreografie delle tifoserie, i due rocamboleschi risultati e la zuccata finale di Dejan Lovren, al termine di una partita da giocare in fascia protetta, lontano dagli occhi dei bambini che potrebbero innamorarsi irreversibilmente di uno sport affascinante e spesso crudo come il calcio. L’ultimo atto, di una partita che domani potrebbe essere un film, lo ha scritto Stephan Reuter, un tifoso del Borussia che vive a a Colonia e che non deve essere proprio un grandissimo fan della squadra locale (e un po’ lo capisco, quando hai un attaccante che per festeggiare tira le corna a una capra, simbolo della squadra).

Stephan ha deciso di ritoccare al rialzo il concetto di sportività espresso dai tifosi del BVB e profondamente radicato nella cultura della società e nelle impressioni dell’Europa intera: ha affittato uno spazio sulla sezione annunci del Liverpool Echo e ci ha scritto

For more than 20 years I am supporting Borussia Dortmund.
Sure, it was a hard night, but at least:
Thanks for being a part of this tremendous
story. Now go out and get the Cup

Innanzitutto Stephan non è lo stesso Reuter che ha giocato in Italia con la maglia della Juventus e poi in Germania con quella del Borussia, nonostante il Reuter giocatore fosse anche lui Stefan, lasciando spazio a ogni dubbiosa identità celata. Stephan ha ridefinito forse i limiti entro i quali può muoversi la passione per la propria squadra e il rispetto nei confronti degli avversari: perché rivolgersi al Liverpool Echo e ringraziare gli avversari per essere stati protagonisti di una così “tremenda storia“, quando esistono tanti forum e newsletter dove poter urlare tutta la propria rabbia e disperazione?

Perché augurare alla squadra allenata dal tuo ex allenatore di “andare e vincere la coppa” quando si è pienamente consapevoli di poter essere al loro posto, di dover essere al loro posto dopo esser stati in vantaggio per tre reti a una all’Anfield Road? Ci sono davvero dei sostenitori che dopo l’heartbreak provocato dal gol di Lovren, sono in grado di pensare “abbiamo perso perché loro si sono dimostrati più forti” e basta? Non c’è nulla da dire sull’arbitro? Su quel fallo lì, su quello specifico fuorigioco, nessuna polemica, nessuna chiacchiera da bancone?

La risposta, quasi a voler decrittare un semplice messaggio di augurio lasciato su un giornale, sta forse nelle prime parole di Reuter: “Perché sono un tifoso del Borussia Dortmund da vent’anni”. Perché tifare vuol dire anche mettersi in gioco, affrontare faticose trasferte, spendere i propri risparmi e rinunciare sempre a qualcosa, farlo anche per andare a beccare cinque sveglie dal Liverpool, tifare per essere una piccola parte di un grande gruppo. E Stephan Reuter, a modo suo, ci è riuscito.

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