Un finanziamento che è un “errore inaccettabile”, perché “fascisti, neonazisti e forme varie di estremismo organizzato non hanno cittadinanza in Europa” e “il posto di Roberto Fiore e dei suoi sgherri è la fogna della storia da cui, a volte, cercano senza successo di emergere”. Inoltre, “i contributi del Parlamento europeo non possono finire nelle casse di movimenti anti-europei”. Gli eurodeputati Daniele Viotti (Pd) e il vicepresidente del Parlamento Ue con delega al Bilancio David Sassoli, tornano sulla polemica nata ieri a Bruxelles a seguito dell’approvazione da parte del Parlamento di un finanziamento da 600mila euro a favore dell’Alleanza per la pace e la democrazia.

Di cosa si tratta? Di un’organizzazione presieduta da Roberto Fiore, fondatore del movimento di estrema destra Forza Nuova, e legata al partito – anche questo di estrema destra – Alliance for Peace and Freedom (AFP). Eppure per accedere ai fondi il Parlamento certifica che i destinatari “osservino i principi fondamentali dell’Ue, come la democrazia, il rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali dello stato di diritto”. Quindi, l’organizzazione di Fiore compare in una lista di movimenti e fondazioni che, a giudizio degli uffici di Bruxelles, hanno i requisiti minimi per ricevere fondi dell’Eurocamera.

I fondi – Si tratta di circa 600mila euro, contemplati in un documento amministrativo, approvato dal Bureau dell’Eurocamera che si riferisce all’esercizio del 2016. Contro questo versamento a favore di un partito notoriamente vicino a posizioni neofasciste e negazioniste, si è schierato Daniele Viotti, eurodeputato Pd e componente della Commissione Bilanci. “Scriverò al segretariato – ha detto – per capire come è potuto accadere. Già in passato, con fondazioni legate alla Le Pen, siamo riusciti a bloccare questi fondi. E così faremo anche stavolta”. A questo punto, il regolamento dell’Europarlamento prevede che la decisione possa essere bloccata grazie a un ricorso portato avanti da un quarto degli europarlamentari, rappresentativi di almeno tre gruppi parlamentari.

E anche Sassoli insiste sul blocco dei 600mila euro. “I contributi del Parlamento europeo non possono finire nelle casse di movimenti anti-europei”, ha detto. “Ho chiesto al servizio finanza del Parlamento di verificare secondo il regolamento la legittimità di questo contributo, in particolare rispetto al requisito del rispetto dei valori europei sancito dall’art. 2 del trattato dell’Unione europea”. “Sarebbe molto grave, – conclude Sassoli – se a fronte della decisione del Bureau, della Commissione bilanci e della plenaria del Parlamento europeo, non ci fossero state le opportune verifiche sui destinatari dei finanziamenti“. Viotti e Sassoli, spiegano, si sono “immediatamente impegnati contattando i servizi competenti – la direzione generale per le finanze – per capire la dinamica dei fatti e per bloccare i fondi”.

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