I carabinieri sequestrano in Basilicata le cartelle cliniche negli ospedali temendo che l’attività di estrazione del petrolio e del gas in Val d’Agri possa essere stata condotta in modo da produrre effetti nocivi sulla salute della popolazione fino all’insorgenza di tumori. Gli inquirenti indagano sugli sversamenti dei materiali di scarto che potrebbero aver inquinato seriamente le campagne lucane e l’invaso del Pertusillo che disseta la regione e anche la Puglia. La comunità scientifica lancia l’allarme sottolineando che non si può estrarre petrolio in un ambiente così delicato come quello lucano con gli stessi metodi usati nei deserti o nelle steppe. Dal Giappone hanno cominciato a rispedire al mittente le eccellenze lucane dell’ortofrutta esportate da rinomate aziende agricole del materano e del potentino perché dagli esami di laboratorio risultano inquinate ben oltre i limiti consentiti.

E in questo contesto da tregenda ambientale, l’assessore regionale del settore, il senese Aldo Berlinguer, parlando con ilfattoquotidiano.it rivendica come intervento qualificante e di peso del suo assessorato quello effettuato nei confronti dell’Eni perché limitasse le «fiammate», le improvvise impennate dell’altezza della fiamma dei camini che fanno tanta impressione e tanto frastuono, ma che rispetto a tutto il resto appaiono la pagliuzza nell’occhio rispetto alla trave.

Dice Berlinguer: «Certo che ho un’interlocuzione con le società petrolifere ed energetiche che operano in Basilicata, il Dipartimento Ambiente ha competenza sugli impatti ambientali, compresi quelli degli impianti petroliferi. Da non molto ho ufficialmente diffidato l’Eni a proseguire con le sue fiammate che preoccupano tantissimo, e con ragione, la popolazione locale». A distanza gli risponde Albina Colella, professore ordinario di geologia all’Università della Basilicata e autrice con Massimo Civita del libro «L’impatto ambientale del petrolio in mare e in terra»: «Le fiammate impressionano, ma c’è molto, ma molto di peggio. Il punto è semplice: le tecniche di estrazione non sono tutte uguali, se si procede con la stessa attenzione usata in Norvegia, per esempio, l’impatto sull’ambiente è ridotto in limiti tollerabili. Se si pensa invece di fare come in Ghana tutto si complica. In Basilicata, regione delicata e fragile anche da un punto di vista sismico, finora si è proceduto con un rispetto assai basso per l’ambiente circostante. La Regione potrebbe fare molto, ma mi pare che l’assessorato all’Ambiente finora sia stato latitante. Sarebbe opportuno che l’assessore avesse competenze specifiche, ambientali più che legali, ma non mi risulta che il professor Berlinguer ce l’abbia».

Il fatto è che Aldo Berlinguer, professore ordinario di diritto privato comparato all’Università di Cagliari, in vita sua non si era mai occupato di questioni ambientali fino a quando alla fine del 2013 è stato catapultato nella giunta regionale della Basilicata dalla Toscana con una decisione che lasciò tutti di stucco. La storia è questa: ai tempi delle primarie Pd i Berlinguer del ramo senese, cioè Luigi, rettore dell’università toscana, già presidente della Commissione di garanzia del partito e ministro della scuola in governi di centrosinistra, e suo figlio Aldo fecero campagna per il lucano Gianni Pittella. I due, Aldo e Gianni, si conoscevano fin dai primi anni Duemila: Aldo era consulente giuridico a Bruxelles del Parlamento europeo e Gianni fresco di elezione da europarlamentare. Pure Gianni è rampollo di un’altra dinastia politica, quella lucana dei Pittella di cui capostipite nella Prima Repubblica fu il discusso senatore socialista Domenico e di cui fa parte anche Marcello, fratello minore di Gianni e ora governatore della Basilicata.

Le primarie furono stravinte da Matteo Renzi, ma per la famiglia allargata Berlinguer-Pittella la sconfitta fu provvidenziale. Nonostante il repulisti rottamatore di Renzi, Gianni Pittella, diventato nel frattempo un renziano convinto, ha potuto candidarsi per la quarta volta consecutiva con successo al Parlamento europeo mentre il fratello Marcello è diventato governatore della Basilicata. E per risolvere i mille guasti causati all’ambiente dall’estrazione del petrolio è andato a scovare proprio un professore toscano di diritto. L’amico senese Aldo Berlinguer.

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