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LE RISERVE DI GAS E PETROLIO RENDONO LE TRIVELLE UN BUON AFFARE? - 4/4

Il 17 aprile italiani alle urne per votare sulla durata delle concessioni alle società petrolifere. Enrico Gagliano (promotore della tornata e fondatore del coordinamento No Triv) e Umberto Minopoli (presidente dell’Associazione italiana nucleare) rispondono alle domande de ilfattoquotidiano.it sui temi centrali della consultazione
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LE RISERVE DI GAS E PETROLIO RENDONO LE TRIVELLE UN BUON AFFARE?

Quanto petrolio e quanto gas abbiamo? Le trivelle sono un buon affare?

EG per il ‘si’ – “Le trivelle sono state un buon affare per l’Italia nel periodo del boom economico. Enrico Mattei ebbe intuizioni geniali, ma oggi si proietterebbe verso il futuro. Con le riserve certe di idrocarburi stimate dal Mise potremmo far fronte alla domanda interna di petrolio per appena 7 settimane e di gas per 6 mesi, determinando ricadute negative sul turismo (10% del Pil e 3 milioni di occupati), la pesca (2,5% del Pil e 350mila occupati) e il settore agroalimentare (8,7% del Pil 3,3 milioni di occupati). Royalties a parte, che secondo la Corte dei Conti non sono tasse, il rischio industriale dovrebbe spingerci ad abbandonare progressivamente le fonti fossili.

UM per il ‘no’– “Ad oggi, l’industria petrolifera finanzia le sue attività e si assume tutti i rischi economici della ricerca senza alcun aiuto degli Stati. Paga regolarmente le royalties e le tasse, contribuendo al benessere collettivo. Non è il caso delle rinnovabili, che hanno bisogno di costanti e importanti finanziamenti pubblici, pagati dai cittadini attraverso le bollette dell’elettricità o con la tassazione diretta. Con il livello della ricerca raggiunta ad oggi, sarebbe impossibile sostituire gli idrocarburi con fonti rinnovabili. A meno che si decida di fermare il Paese per qualche decennio. No aerei, no tir, no autovetture. Per circa 30 anni”.

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