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Boston, stop alla vendita di animali nei negozi. Quando in Italia?

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Il 2 marzo, il Consiglio comunale di Boston ha approvato un’ordinanza che vieta la vendita di cani, gatti e conigli nei negozi di animali e negli allevamenti commerciali. Il disegno di legge prevede anche il divieto di venderli nei parcheggi e nei mercati. L’obiettivo è bloccare l’espandersi in città di catene di negozi che vendono animali allevati per scopi commerciali. I negozianti, invece, potranno lavorare a stretto contatto con i rifugi e i canili, aiutando le associazioni animaliste nelle adozioni. Un simile divieto è già stato emanato, negli Stati Uniti, in più di 120 città, tra cui Chicago e Los Angeles.

puppy mill

Quando vediamo un cane picchiato o seviziato ci indigniamo verso chi compie l’atto, lo riconosciamo come un maltrattamento. Esistono, però, altre forme di abuso, più sottili, invisibili, difficili da credere: i maltrattamenti riservati agli animali allevati per scopi commerciali. La maggior parte dei cuccioli venduti nei negozi di animali, anche in Italia, provengono da allevamenti dove i cani sono generalmente tenuti in condizioni di sovraffolamento, di igiene precaria,  senza un’adeguata assistenza veterinaria, senza cibo e acqua. Oltre ai maltrattamenti legati alla sfera fisiologica, gli animali subiscono abusi anche psicologici ed emozionali: vengono allevati in ambienti poco stimolanti, isolati e privati del processo di socializzazione, momento in cui il cane, per esempio, impara a non temere tutto ciò che fa parte della società umana e non: persone estranee, bambini, altri cani, ecc.; i cuccioli vengono separati troppo presto dalle mamme, le fattrici vengono ingravidate ad ogni calore e, quando non sono più “produttive”, sono allontanate dagli allevatori, i quali se ne liberano, utilizzando spesso metodi illegali, quali l’abbandono o la soppressione.

Le “fabbriche di cuccioli” sono sostenute anche in Italia, dai negozianti, dagli allevatori e da tutti coloro che, invece, di adottare un animale da un rifugio o da un canile, lo comprano, scegliendolo in vetrina come fosse un abito, senza pensare che quel cucciolo, oltre ad aver subito una serie di abusi, è costretto anche a rimanere esposto per settimane prima di essere acquistato. E’ noto, oramai, che la maggior parte dei cuccioli venduti nei negozi e anche in qualche pseudo-allevamento provengono dai paesi dell’est, costretti ad affrontare viaggi estenuanti e traumi che a volte segnano per sempre la vita dell’animale. A quando in Italia una legge che vieti la vendita di animali e le fabbriche di cuccioli?

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