Mentre si susseguono ripugnanti episodi di violenza nei centri riservati ai disabili, “democraticamente” diffusi dal nord al sud, vorrei provare a riproporre il tema della assistenza scolastica nella città di Napoli e più in generale nel Paese.

In realtà è opportuno sottolineare che la competenza della cosiddetta assistenza all’igiene personale dell’alunno disabile è ascrivibile al personale Ata (Ccnl 2006-2009 tabella A) e quindi al Miur. In buona sostanza i collaboratori scolastici, previo addestramento (?) grazie a dei corsi organizzati presso le sedi del Miur, dovrebbero assumere la responsabilità finanche del cambio del pannolino per gli alunni disabili. E’ interessante osservare che la frequenza a questi corsi risultasse fino a pochi mesi fa facoltativa. In altri termini se in una scuola nessun collaboratore scolastico riteneva, per qualche motivo, di doverli frequentare la possibilità per un bambino disabile di cambiare il suo pannolino bagnato di pipì o altro rimaneva una possibilità e basta. A correzione di questa assurda norma è finalmente intervenuta la legge 107/2015 con l’articolo 1, comma 181, lettera c, punto 8 nel quale si definisce la obbligatorietà dell’aggiornamento in servizio dei collaboratori scolastici.

A Napoli con circa 12000 alunni disabili dei quali il 70% in certificazione di gravità e quindi in possesso di autonomie limitate, oltre al personale delle scuole gravitano intorno ai disabili anche il personale di una municipalizzata, Napoli sociale, e di cooperative private assegnatarie di mansioni di assistenza.

Questo schieramento di forze supplementari (quasi 600 operatori) rappresentato a maggioranza dai dipendenti comunali di Napoli Sociale (circa 450) gravita sulla fiscalità cittadina con un costo complessivamente superiore ai 20 milioni di euro annui e dovrebbe/potrebbe assicurare assistenza e serenità ai bambini disabili ed alle loro famiglie.

Appunto dovrebbe.

Appunto potrebbe.

Il caso di un bambino disabile che rimane per ore con un pannolino intriso di escrementi o urina non rappresentano un disservizio ma una brutale violenza assimilabile a quelle delle esecrate immagini diffuse dai telegiornali in questi giorni.

Di chi sia la responsabilità ed ancora più precisamente se si tratti di mansioni previste dal contratto dei dipendenti comunali di Napoli sociale, di quelli delle cooperative o dei collaboratori scolastici sembra non interessare a nessuno.

E’ molto più semplice indignarsi dinanzi a uno schermo di un computer o di un televisione che interrogarsi sul perché, oggi e tutti i giorni a Napoli, moltissime famiglie esasperate scelgono di non mandare a scuola il proprio figlio disabile perché a “nessuno compete il cambio del pannolino”.

Poveri noi.

Articolo Precedente

Fuocoammare, a Lampedusa col regista Gianfranco Rosi: non sprechiamo quest’occasione

next
Articolo Successivo

Stepchild adoption, per Consulta è inammissibile il ricorso di Eleonora e Liz: “Non è caso di adozione internazionale”

next