Caro presidente Crocetta, le scrivo per conto di Marco e di tutti i “disagiati” e i “tagliati” fuori delle isole minori (già è brutta la definizione) a causa dei collegamenti con la terra madre. Si, perché la Sicilia, luogo antico – lei mi insegna – è progenitrice di cultura e tradizione.
Si chiama Marco Tesoriero, ha 25 anni, ha fatto il modello e l’attore (per il Teatro Stabile di Catania). Ma, una vita effimera di lustrini, ha preferito la solidità di una roccia. A una vita “sospesa”, ha scelto la certezza della sua isola, l’appartenenza alle sue radici. E’ ritornato a casa anche per dare una mano alla sorella, Federica, coordinatrice della “Aeolian Islands Preservation Fund“, per far conoscere al mondo le bellezze e le unicità delle Eolie e proteggerle dall’incuria e dall’abbandono delle istituzioni. Padrini del Fondo: nientepopodimeno che Ben Goldsmith, erede della famiglia di filantropi, e Luca Del Bono, nato a Lipari, ma di casa a Londra. Un imprenditore global dal buon fiuto e sostenitore di altre associazioni di bambini a cui è stata rubata l’infanzia.
Ma come fare, se già sbarcare a Panarea è diventato un terno al lotto?

Federica, master alla Bocconi in Management of No Profit Organization, vive a Londra. Marco, invece del suo motto “Senza radici, non si vola” ha fatto virtù. E’ ritornato nella sua isola, piccola e maestosa, a fare da “sponda”, una spia rossa sempre accesa per segnalare i malfunzionamenti.

Mi scrive Marco: “Disagiato sì, ma non un rifugiato” La sua unica colpa è quella di essere ritornato a vivere a Panarea. I disagi aumentano di giorno in giorno, causati soprattutto dai collegamenti quotidiani che saltano come tappi di frizzantino e il taglio sempre più frequente delle corse di aliscafi da Milazzo. Può capitare a volte che effettivamente le condizioni meteo avverse non facciano partire gli aliscafi. E non ci si può di certo lamentare contro il Padreterno. Ma sempre più spesso capita che basta una semplice folata di vento, un soffio di venticello che non riuscirebbe neanche a far volteggiare l’iconografico vestito bianco di Marilyn Monroe (chi non la rammenta nel film “Quando la moglie va in vacanza”?) che, immediatamente, saltano tutti i collegamenti, soprattutto con le isole minori. “Siamo rimasti bloccati per più di una settimana”, ricorda Marco che aggiunge: “Mai, a mia memoria, era capitato di vedere scarseggiare i generi di prima necessità sull’isola e invece… eccoci qui, senza un collegamento con la nave da oltre 10 giorni. Per non parlare del disservizio postale…”.

Caro presidente, mi informa Marco che è in atto un duro braccio di ferro tra Regione e società marittime: la prima che taglia e le seconde che “cuciono” residui di fondi pubblici e ne chiedono di più. Ultimo sfogo di Marco che l’intera comunità dei “disagiati” sottoscrive: “Nessuno si renda conto che i servizi di collegamento dovrebbero garantirci di vivere dignitosamente. Siamo invece trattati come bestie!”

Lei sa bene, presidente, che i disagi colpiscono fortemente anche il settore turistico, unica fonte di reddito per le Eolie, che tutto il mondo ci invidia. “Siamo infatti costretti a rispondere – conclude Marco – che per raggiungerci devono farsi “il segno della croce” e affidarsi alla Provvidenza divina. Ma come si può affrontare una stagione turistica in queste condizioni? Quando non sappiamo nemmeno che orari ci saranno nelle prossime settimane dei prossimi mesi. Figuriamoci, poi organizzare una vacanza, facendo quadrare orari di aerei e treni”. Umori , dunque singhiozzanti, come le corse degli aliscafi.
Lei è troppo giovane, presidente, per ricordarsi che 20 anni fa c’erano più collegamenti (e certezze) di quante non ce ne siano ora.

Una mezza soluzione Del Bono l’ha trovata: immergersi nel mare di Sicilia, ma a Londra. All’esclusivo South Kensington Club, esclusivo healt, c’è una piscina (pavimentata ovviamente con pietra lavica dell’Etna) che è stata riempita con acqua di mare delle Eolie, costantemente purificata e mantenuta alla temperatura di 34 gradi. E’ stato lui a occuparsi della raccolta dell’acqua di mare di Lipari, 25 tonnellate, e a farla trasportare fino a Londra in camion. Ha dovuto pagare appena 50 euro per comprare l’acqua ma una serie infinita di ostacoli burocratici (tradotti in una quindicina di permessi) lo hanno sfinito.
Presidente, lo prendiamo insieme il prossimo aliscafo per Panarea?
Twitter@januariapiromal

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