“Fissare una data di partenza dalla quale andare ad oltranza“, probabilmente “da Natale alla Befana”. Il presidente del Senato Pietro Grasso prospetta così l’ipotesi di scrutini ad oltranza in caso di ennesima fumata nera nell’elezione dei tre giudici costituzionali prevista, di nuovo, per martedì alle 13. Ventotto sedute andate a vuoto “sono tante”, e per l’ex magistrato “significa che ai lavori parlamentari sono stati sottratti circa due mesi di tempo. E quei due mesi potevano essere francamente utilizzati meglio”. La seconda carica dello Stato manifesta “grande preoccupazione” soprattutto tenendo conto che, mancando tre giudici, manca di fatto “un quinto del collegio“, ed “essendo la Corte al limite del numero legale per poter funzionare, basta un qualsiasi imprevisto o malanno di due giudici per bloccare un imprescindibile organo costituzionale“. Ad unirsi all’appello di Grasso anche la presidente della Camera, Laura Boldrini: “Mi auguro che martedì prevalga il senso di responsabilità e si arrivi” all’elezione dei giudici della Consulta, non può essere che sia il Parlamento ad ostacolare il lavoro della Corte costituzionale”.

Al momento, per scegliere i successori di Luigi Mazzella, Sergio Mattarella e Paolo Maria Napolitano, si riparte dal nulla di fatto di mercoledì scorso, con gli stessi candidati che non sono riusciti a raggiungere il quorum dei tre quinti dell’assemblea, e cioè 571 voti. Augusto Barbera, proposto dal Pd, si è fermato a quota 536, Francesco Paolo Sisto, avvocato e parlamentare di Forza Italia, è arrivato a 511, mentre Giovanni Pitruzzella, nome avanzato dall’area centrista, a 492. Tre nomi che sulla carta avrebbero i numeri per approdare alla Consulta, ma che hanno dovuto fare i conti con i mal di pancia presenti negli schieramenti che dovrebbero sostenerli. Qui si inserisce anche il candidato scelto dal Movimento 5 Stelle, il giurista Franco Modugno.

Sel, Sinistra italiana e minoranza del Pd contestano la scelta di Barbera per il metodo e nel merito, in quanto il costituzionalista si è schierato a favore delle riforme istituzionali e dell’Italicum. Sisto paga invece le divisioni interne a Forza Italia e l’avversione di settori della diaspora di centrodestra, a cominciare dai Conservatori e riformisti di Raffaele Fitto. Pitruzzella infine è rimasto vittima delle lotte intestine dei centristi, con “Per l’Italia-Cd” che punta su Gaetano Piepoli, diventato il riferimento dei parlamentari che hanno voluto mandare un segnale ai vertici di Ncd. Per giunta è uscita ora anche la notizia che Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, è ora alle prese con un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari.

I Cinque Stelle continuano a denunciare e contestare un accordo che a loro dire ripropone una sorta di Patto del Nazareno e torneranno perciò a votare Franco Modugno, chiedendo che anche gli altri partiti facciano altrettanto, visto il prestigio del nome proposto. Per superare l’impasse, tuttavia, servirà un accordo globale.

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