Non è una settimana normale per Giuseppe Gulotta: mercoledì 18 novembre è in programma l’incontro con Papa Francesco, in Vaticano. Lui, Gulotta, che non ha avuto una vita normale e non per colpa sua: nel 1976, quando aveva 18 anni e faceva il muratore, fu accusato insieme ad altre due persone di aver ucciso due carabinieri nella caserma di Alcamo (Trapani): dopo essere stato torturato venne costretto a confessare un omicidio mai fatto. Ventidue anni passati in carcere ingiustamente, una vicenda giudiziaria lunga 36 anni. La condanna all’ergastolo è datata 1990. L’assoluzione con formula piena è arrivata solo nel febbraio 2012. La sua storia è stata raccontata nel libro “Alkamar” scritto insieme al giornalista Nicola Biondo. Il mistero dell’omicidio è tutt’ora irrisolto ma rimane aperta la pista mafiosa.
Il muratore siciliano su Facebook ha commentato così l’incontro con il pontefice: “Questa settimana sarà tra le più importanti ed emozionanti della mia vita. Domani, mercoledì 18, mi troverò di fronte a Papa Francesco. Un segno del destino per chi come me ha il dono della fede. Un segno del destino, perché Francesco sarà il primo uomo delle istituzioni che accoglie nella sua casa un ex-ergastolano come me, anche se innocente. Se questo non è un miracolo, ditemi voi cos’è”. Tra un settimana, il 25 novembre, il tribunale di Reggio Calabria si pronuncerà sul risarcimento che gli dovrà lo Stato: la richiesta dei suoi legali è di 56 milioni di euro. “La Corte d’appello deciderà quanto vale la vita di un uomo, la mia – ha dichiarato Gulotta – I giudici faranno quello che è giusto. E a quel punto inizierà un’altra storia… Che vi racconterò presto”.
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