Era un giovane francese, ma con pochi capelli sulla testa. Una faccia che ricordava qualcuno di conosciuto: quella notte, tra il 15 e il 16 maggio 2012, Thomas Emmanuel Fabius si aggirava adrenalitico tra gli scintillanti casinò di Las Vegas. Strane coincidenze della vita: proprio quel 16 maggio il padre, Laurent Fabius, da una vita uno dei pezzi grossi del Partito socialista francese, venne nominato ministro degli Esteri, un incarico che conserva ancora oggi. Quella notte Thomas giocò con foga, senza ritegno, come ha l’abitudine di fare. Peccato che mise mano ai suoi libretti di assegni, firmandone in bianco per la bellezza di 3,5 milioni di dollari.

È una vecchia storia. Ma negli Stati Uniti non hanno dimenticato. Contro Fabius junior è stato spiccato un mandato d’arresto nel 2013. La vicenda non era mai venuta fuori, finché è stata menzionata in un articolo del settimanale Le Point, ora in edicola. Non si tratta di un mandato internazionale, quindi Thomas finirà in gattabuia solo se metterà piede negli Stati Uniti. Ma per il figlio di un ministro degli Esteri è alquanto imbarazzante. Soprattutto per il padre, che parla perfettamente inglese. Ed è frequentatore assiduo di Washington e atlantista fino al midollo osseo.

A dire il vero i media francesi stanno rilanciando poco la vicenda, sebbene a Parigi la passione per il gioco d’azzardo e il train de vie da ricco (senza esserlo, ha una società di consulenza dagli utili risicatissimi) di Thomas siano ben noti e non si siano esauriti nella notte brava del lontano 2012. Come ricordato da Le Point, Thomas Fabius avrebbe vinto un milione di euro alla fine dell’anno scorso nei casinò della repubblica autoproclamata del Cipro settentrionale. A protestare in Francia sono solo quelli del Front national di Marine Le Pen. Chiedono le dimissioni di Fabius, perché un mandato d’arresto contro il figlio negli Usa “non gli permette di conservare la sua funzione”, per il timore che “considerazioni personali” influenzino il suo lavoro diplomatico.

A proposito, in quella notte del maggio 2012, mentre a Parigi si festeggiava ancora il ritorno della sinistra al potere e l’elezione di François Hollande a presidente, Thomas Fabius staccava un assegno dietro l’altro in diversi casinò di Las Vegas, iniziando dal mitico The Palazzo, dove sfoderò un libretto del Monte dei Paschi di Siena, passando in seguito a quelli di banche francesi. Nel suo Paese, comunque, Thomas è già stato oggetto di un’inchiesta giudiziaria nel giugno 2013, per falso, truffa e riciclaggio di denaro sporco. Allora il rampollo comprò il suo pied-à-terre a Parigi (dove ancora risiede) per 7,3 milioni di euro. Il suo apporto fu di quattro milioni (necessari per strappare un mutuo), che, a detta del giovane Fabius, provenivano da vincite in casinò inglesi.

I giudici francesi non sono mai riusciti a verificarlo, perché le autorità britanniche si sono negate a fornire le informazioni richieste mediante una commissione rogatoria. Altri episodi davvero sospetti costellano l’esistenza di Thomas Fabius negli ultimi anni, tanto che, secondo Le Point, sarebbe sotto costante osservazione da parte dell’Ufficio centrale per la repressione della grande delinquenza finanziaria. Intanto, surfando tra sgravi fiscali supposti e conti all’estero, il nostro non paga un euro di tasse dal 2011. Ma niente è stato mai concretizzato contro di lui. A parte negli Stati Uniti, dove che lui sia figlio del ministro non importa niente a nessuno.

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