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Se da una parte molti appassionati e anche alcuni addetti ai lavori auspicherebbero un ritorno degli sviluppi liberi e dei test in pista, dall’altra la Federazione Internazionale lavora nel senso opposto, considerando validi per l’omologazione dei motori anche soltanto gli sviluppi su carta.

Il regolamento di questi ultimi anni infatti, impone uno sviluppo ridotto dei motori con i team che possono spendere un numero limitato di gettoni, quest’anno erano 32. Gettoni che devono essere spesi entro l’ultima gara di campionato. Si sarebbe ovviamente pensato che per spendere questi gettoni si dovesse, di fatto, portare in pista una nuova evoluzione di motore o comunque provarla al banco motore, e invece, da quanto emerge nelle ultime ore i nuovi aggiornamenti potranno essere presentati alla Fia anche semplicemente su carta. La Ferrari, infatti, che ha ancora a disposizione alcuni gettoni di sviluppo, potrà quindi spenderli senza produrre il nuovo motore ma presentando la documentazione che ne attesti l’effettiva progettazione e quindi partire per il 2016 con un motore di riferimento (di fine stagione 2015) di fatto, mai costruito.

Si continua, quindi, a percorrere la strada della mancata sperimentazione in pista e quella della continua simulazione al computer. Una Formula 1 che sempre più continua a percorrere una strada di difficile comprensione per gli appassionati che seguono questa categoria. Già il regolamento che impone un numero di gettoni limitati per lo sviluppo dei Power-Unit sembra un controsenso in uno “sport” che dovrebbe essere la massima espressione dello sviluppo e della ricerca tecnologica, ora invece, si passa addirittura all’omologazione di motori su carta e alla loro mancata produzione.

Nell’ottica di una riduzione dei costi potrebbe anche sembrare una scelta oculata anche se poi appare un ennesimo controsenso quando si scopre che i sistemi che vengono utilizzati per ovviare all’assenza dei test costano molto di più che organizzare una sessione di prove su pista. Magari liberalizzare gli sviluppi e i test potrebbero far avvicinare altri costruttori che in questo momento, vedendo quanto la Honda stia soffrendo nel recuperare il gap con gli altri motoristi senza avere la possibilità di sviluppare liberamente il proprio motore, non ci pensano neanche ad entrare in una competizione con questo tipo di regolamenti. Non a caso lo scorso anno i produttori di motori erano solo tre e quest’anno, grazie all’inserimento della Honda, si è saliti a quattro.

Uno sport, la Formula 1, che sta implodendo su se stesso e che, riducendo il numero dei competitors, allontanandosi dai circuiti storici del vecchio continente, eliminando il sound accattivante dei motori di qualche anno fa, rischia di rimanere veramente senza fascino e senza pubblico.

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