E’ già un caso – e molto controverso – ancor prima della presentazione, fissata per il 12 ottobre. E già adesso vale 8 milioni di euro. Perché la app Peeple (fusione da “peep”, che significa sbirciare, e “people”) recensisce le persone, “che loro lo vogliano o no”, come ha scritto il Washington Post. Inventata da due imprenditrici-mamme canadesi che volevano creare uno strumento per testare l’affidabilità dei vicini nel ruolo di babysitter dei loro figli, apparirà nello store Apple a novembre. E la sua invasività – specie dopo l’articolo del Wp – continua a far discutere.

Julia Cordray, una delle ideatrici della app, in un post su LinkedIn in cui spiega di avere ricevuto insulti e minacce di morte, cerca di smorzare le polemiche. “Peeple – ha scritto – sarà solo un’app positiva: vogliamo portare la gentilezza nel mondo”. Parole che sembrano volere contenere le tante critiche che hanno inondato la pagina Facebook ufficiale del progetto (ora non più raggiungibile, come l’account Twitter). Nei giorni scorsi si era detto che le recensioni negative sarebbero state tenute in coda dal sistema per 48 ore, per consentire agli utenti di contestare le “stroncature”. Al contrario, i giudizi positivi avrebbero trovato subito spazio online.

Nel suo post Cordray chiarisce il funzionamento di alcuni aspetti ampiamente criticati dai media (tra cui, ad esempio, la presenza di commenti negativi e la possibilità di ritrovarsi sulla piattaforma senza il proprio consenso). Confermati i requisiti per l’utilizzo della app: avere più di 21 anni, essere iscritti a Facebook (per arginare gli account fake) e inserire il numero di telefono della persona da recensire. Ora rimangono molte domande aperte, specie sulla privacy e sul trattamento dei dati personali diffusi online.

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