summerland-d'orsogna

Summerland, dove hanno costruito i primi pozzi petroliferi a mare del mondo, non è molto lontano da Los Angeles. Ci si arriva facilmente dalla US 101. L’uscita prima si chiama Padaro Lane e ci sono le case dei milionari hollywoodiani e non, che vanno li d’estate per “rilassarsi”.

Ero lì ad agosto quando la spiaggia è stata chiusa perché hanno trovato petrolio in riva.  E’ subito stato chiarito che non era petrolio collegato all’incidente di maggio 2015, quando circa 400 mila litri di petrolio sono finiti in mare da una fessura di oleodotto nei pressi di Santa Barbara, più a nord lungo la costa californiana. Da dove venivano allora il petrolio e le associate puzze di Summerland? Non si sa. Ma dopo un po di giorni, le spiagge sono state riaperte. Ci sono andata un giorno a vedere.

Il campo di petrolio di Summerland emerse nel 1896. Per la prima volta si trivellava in mare. Era poco più di una accozzaglia improvvisata di buchi e pali di legno che dalla terraferma facevano capolino in acqua. Tutta la costa era coperta di queste strane sculture traballanti, che erano presenti in un numero impressionante. Nel 1939 il petrolio si esaurì, tutte le impalcature di legno furono rimosse e il petrolio divenne un ricordo.

A quei tempi non c’erano codici ambientali e i pozzi trivellati in mare venivano chiusi alla meno peggio. Lì si riempiva con quello che capitava: terriccio, pali, materassi vecchi, sassi e altra immondizia. Il tutto era fatto in modo approssimativo.  E’ evidente che questi metodi non possono reggere a lungo termine. E siccome il petrolio migra dal basso verso l’alto, fuggendo delle pressurizzazioni sotterrranee, alla fine, trova sempre una strada per arrivare in superficie.

E cosi ogni tanto, quei vecchi pozzi “chiusi” nel 1939 perdono. Nessuno sa esattamente quanti siano. Forse 400? Nessuno sa esattamente dove siano. Fra il 1960 and 1968, ne hanno scovati ottanta di questi pozzi di altre epoche e li hanno cementificati con metodi piu moderni per fermare il petrolio che fuoriusciva a mare. Altri ancora sono stati trovati e sigillati fra il 1975 e il 1993. Probabilmente ce ne sono ancora. Molte, se non tutte, delle ditte dell’epoca non esistono più, e quindi il compito di trovare questi relitti petroliferi e chiuderli è dello stato della California e delle nostre tasse.

E quindi torna la domanda: da dove è arrivato il petrolio di quest’ultima estate?  Se uno chiede ai residenti, la colpa è di uno dei vecchi pozzi, riattappati in anni recenti detto “Becker wellhead” ma che secondo chi vive li, perde ancora. L’ultima volta che il Becker wellhead fu riattappato è stato nel 1990. Lo stato spese 700mila dollari. Evidentemente non è stata una chiusura permanente. Un gruppo di sommozzatori si è offerto di aiutare per rimetterci mano nel 2015 e sono partite le raccolte fondi.  Intanto le spiagge sono arancioni, in acqua c’è una schiuma grigia, e se uno ci va e mette i piedi in acqua, escono oleosi e appiccicosi.

Tutto questo per dei pozzi in teoria esauriti nel 1939, dai quali lo Stato di California ha intascato esattamente zero dollari.  Come per tutti i campi di petrolio, si sa quando si inizia, non si sa quando – veramente – si finisce.

Qui le foto che ho scattato a Summerland nel 2015, settantacinque anni dopo la chiusura del campo petrolifero.

Articolo Precedente

Pesticidi in Trentino, i numeri non tornano

next
Articolo Successivo

Cinghiali, una criminalizzazione ingiustificata

next