“Noi prima salviamo vite umane anche a costo di perdere voti. E’ una questione di civiltà”. Matteo Renzi parla di immigrazione, di politiche europee dedicate, di ritardi. Perché il suo intervento al Meeting di Comunicazione e Liberazione di Rimini, davanti a 5mila persone, non poteva non partire dalla cronaca di questi giorni, da quanto sta succedendo in Macedonia. Oggetto della critica del premier, neanche a dirlo, è l’Europa e le politiche di integrazione: “Quando parliamo di strategia per l’Ue forse si è persi vent’anni, quando parliamo di Mediterraneo non parliamo di frontiera Ue ma del cuore dell’Ue. E non c’è stata sufficiente attenzione della politica nel considerare il Mediterraneo il cuore del dibattito Ue, si è guardato in direzione strabica”. A sentire il capo del governo, “l’Europa a 28 è troppo o troppo poco. E’ nata senza una visione politica da parte dell’Italia. Ha cancellato il Mediterraneo dalla discussione e cancellato anche i Balcani. C’è una emergenza Balcani che è pazzesca”. Poi l’appello, in salsa politica: “Il ‘provincialismo della paura non vincerà’. Se qualcuno vuole seguire un imprenditore della paura lo faccia. L’Europa è qualcosa di diverso”. Chiaro il riferimento a Matteo Salvini e alle idee leghiste sull’immigrazione.

Usa stella polare, ma no Europa costruita contro la Russia
Dopo la questione immigrazione, il presidente del Consiglio ha successivamente raccontato la sua idea di Unione europea, anche e soprattutto rispetto ai riferimenti che deve avere. “Pensare di costruire l’Europa contro la Russia, come ritiene qualche Paese che ci è appena entrato, sarebbe un errore tragico” ha detto il premier, sottolineando che “la nostra stella polare sono gli Usa“. Per il leader del Partito democratico non esiste “una equidistanza dell’Italia nel mondo internazionale, credo nell’Italia come portatrice di dialogo”.

Il terrorismo, i muri e la lotta di civiltà
D’obbligo il passaggio sul terrorismo e sulla lotta da intraprendere. “Gli attentati sono stati fatti a simboli culturali ed educativi, la sinagoga a Bruxelles, il giornale a Parigi, le chiese bruciate nell’Africa, il Bardo a Tunisi, la persecuzione contro i fratelli cristiani in quei territori – ha speigato Renzi – Il terrorismo cerca di farci morire come piace a loro, ma non riuscendovi provano a farci vivere nella paura, nel terrore”. In tal senso, ha spiegato il premier, “nel dubbio che quello accanto a me possa farmi del male. Il terrorismo ci consegna alla logica dei muri: pensi che possa difenderti ma ti intrappola“.

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