Manca ancora un passaggio e poi il Parlamento approverà l’ultima riforma in tema di digitalizzazione della giustizia: il ritorno ai fascicoli di carta nel processo civile telematico. Sembra una boutade, e invece la commissione giustizia del Senato ha bocciato tutti gli emendamenti correttivi della legge di conversione del decreto legge varato lo scorso 27 giugno dal governo. Una norma che contiene le “misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell’amministrazione giudiziaria”.
Solo che alla Camera in quella legge era stato inserito un emendamento, il il 19.100 dell’articolo 19, poi approvato a Montecitorio e quindi promosso anche dalla commissione di Palazzo Madama, che prevede l’obbligo di presentazione di copia cartacea anche nel processo civile digitale. Il testo dell’emendamento è chiarissimo: “Misure organizzative per l’acquisizione anche di copia cartacea degli atti depositati con modalità telematiche nonché per la riproduzione su supporto analogico degli atti depositati con le predette modalità, nonché per la gestione e conservazione delle predette copie cartacee.
Con il medesimo decreto sono altresì stabilite le misure organizzative per la gestione e conservazione degli atti depositati su supporto cartaceo”. In pratica se fino ad oggi gli avvocati erano obbligati a presentare copia dei propri atti tramite posta elettronica certificata, da domani quindi dovranno farlo anche in formato cartaceo: eccola qui la rivoluzione tecnologica promessa dal governo di Matteo Renzi. “È un passo indietro gigantesco e che manda in tilt il processo civile telematico da domani ci saranno due percorsi paralleli obbligatori: via pec e via copia cartacea”, dice Luis Orellana, autore degli emendamenti correttivi bocciati dalla commissione del Senato. “La prossima settimana – continua Orellana – la legge approda in aula che molto probabilmente l’approverà : da quel momento la copia di cortesia che gli avvocati depositava ai giudici diventerà obbligatoria. Con il rischio che il medesimo atto abbia differenze tra la versione su carta e su file”. Alla faccia del ministero dell’Innovazione digitale tanto caro a Matteo Renzi.
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