CATTELANSu una cosa chapeau al sindaco di Rimini: lui sa come si accende un dibattito. Del resto gli ingredienti son sempre quelli: pezzi di corpo (principalmente fette di corpo femminile), immagini allusive all’unico argomento, la sessualità (etero, meglio se un po’ da puttanieri), il tutto condito con l’ingaggio di un artista, meglio se definibile ‘di fama mondiale’.

Ecco qui servita la polemica: a Rimini, dallo scattare di luglio e per qualche mese, in punti importanti della città sono stati sistemati enormi cartelloni, realizzati da Maurizio Cattelan e dal fotografo Pierpaolo Ferrari, che nello stile delle cartoline vintage descrivono la vocazione turistica della cittadina romagnola.

Il logo è Saluti da Rimini.

“Niente come l’arte contemporanea, con le sue allusioni, visioni, metafore, il suo rompere codici estetici consolidati, sa esprimere il senso della modernità e dunque delle città in movimento”, scrive il sindaco di Rimini Gnassi nella presentazione della campagna pro turismo.

Diciamocelo: un sasso attaccato al pene in erezione nelle mutande, un sedere nudo disegnato con il dentifricio (tricolore!), una giovane donna in estasi sessuale su un letto di patatine fritte, mani che stringono salsicce. Oltre ad essere cose straviste quale narrazione della ‘città in movimento’ mettono in scena?

Nella sua colta e garbata lettera Gnassi si dice consapevole della provocazione, cita la tradizione machista della città, e difende preventivamente la scelta scomodando persino Caravaggio.

Gnassi, che è del Pd, ora non deve fronteggiare solo gli attacchi delle opposizioni, ma anche il malessere interno, che viene, almeno per ora, in modo evidente da parte delle donne.

Sicuro, il sindaco under 50 chiaramente nel solco del ‘rinnovamento’, che puntare tutto sulla storica tradizione del ‘puttan tour style’ (si potrebbe dire anche in modo forbito ‘la tradizione dell’amatore vitellone italico di felliniana memoria’, ma sempre di questo si tratta), sia la strada per mostrare il volto colto e moderno di Rimini?

Alcune attiviste del Pd, tra cui anche amministratrici pubbliche, hanno criticato in modo chiaro la scelta del sindaco. “Promuovere l’immagine di una città puntando su un messaggio così povero e unicamente mercantile mi rattrista. Chi fa politica conosce bene la fatica nel percorso di allontanamento dagli stereotipi maschili e femminili (non a caso hanno usato immagini degli anni 50), i progetti sulla legalità, (prostituzione, tratta, sfruttamento), le iniziative per limitare l’uso dell’alcol tra i giovani. Chi lavora a Rimini nelle forze dell’ordine, o negli ospedali, sa cosa significano (anche, ma non solo) le notti rosa. Mi è preso un grande scoramento. Giudico la scelta di Rimini commercialmente efficace (senza dubbio) ma politicamente irresponsabile” commenta sulla sua pagina facebook la presidente del Consiglio comunale di Imola, Paola Lanzon. E non è la sola.

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