Ha un risvolto anche politico la vicenda del Coconuts, la storica discoteca romagnola chiusa dopo un blitz antidroga, nell’ambito di quella che la questura di Rimini ha ribattezzato “Operazione Titano“. A portare la questione sul tavolo del consiglio comunale, fuori quindi dai confini della vita notturna romagnola, è un consigliere di Sel, Fabio Pazzaglia, che in un’interrogazione al sindaco Pd Andrea Gnassi, chiede chiarimenti sui rapporti tra le istituzioni e il locale notturno, considerato secondo gli inquirenti luogo privilegiato per “attività di spaccio”. In serata è arrivata la risposta dell’amministrazione: “L’amministrazione si rapporta con gli imprenditori riminesi, con tutti i rappresentanti del mondo economico come qualsiasi sindaco. Le polemiche di Sel sono strumentali e in malafede”.

Nel mirino di Sel ci sono soprattutto i rapporti tra Gnassi e il gestore del Coconuts, Lucio Paesani, indagato insieme al fratello Fabio (ai domiciliari) per agevolazione dell’uso di sostanze stupefacenti. Come ricorda Pazzaglia nel testo, fu Gnassi o a scrivere la prefazione del libro pubblicato in occasione del 15esimo compleanno della discoteca. Un volume che oggi imbarazza la maggioranza. “Mentre lei intratteneva importanti relazioni coi proprietari – accusa il consigliere di Sel- condividendo le strategie urbanistiche per il nuovo lungomare, vi era contemporaneamente un lato oscuro che è venuto alla luce in tutta la sua pericolosità. Ovviamente per lei non era prevedibile. Ma ora che lo sa le chiediamo cosa intende fare. Continuerà come se niente fosse oppure ha intenzione di rivedere i suoi rapporti?”

Pazzaglia cita poi alcuni passaggi dell’indagine. “I video girati dagli inquirenti dove i clienti consumano droga all’interno del locale sembrano inequivocabili. L’operazione Titano, con al centro il caso Coconuts, dovrebbe indurre la politica e le istituzioni a marcare una linea di confine netta”. Fino ad oggi, secondo il consigliere, i confini sono rimasti troppo sfumati. “Pensa che il sistema Coconuts abbia trovato nelle scelte da lei compiute in questi anni un argine o una sponda?”.

La maxioprazione antidroga, una delle più importanti e imponenti mai condotte a Rimini con i suoi 29 arresti e 41 indagati, ha avuto l’effetto di un terremoto in Romagna. Soprattutto per il periodo, se si considera che i sigilli al Coconuts, imposti dal questore per motivi di pubblica sicurezza (le forze dell’ordine hanno contato 32 risse nell’ultimo anno) sono arrivati a meno di un mese dai due appuntamenti chiavi dell’estate, quelli che danno ufficialmente il via alla stagione: la Notte rosa (il 3 luglio) la Molo street parade (il 27 giugno). Quest’ultimo evento, in particolare, ha attratto negli anni scorsi oltre 200mila persone, è promosso anche dal Comune, e vede tra i principali sponsor proprio il Coconuts. Lucio Paesani infatti è amministratore e presidente del Consorzio Rimini Porto, che si occupa dell’organizzazione della kermesse .

I 30 giorni di chiusura, con il divieto di utilizzo del marchio, mettono a rischio i contratti con i dj invitati alla parata musicale, e con loro una grossa parte d’incassi. Per questo, l’avvocato dei fratelli Paesani, Paolo Righi, sta valutando di ricorrere al prefetto di Rimini, Claudio Palomba, per chiedere di accorciare o di sospendere il periodo di chiusura dl Coconuts. Anche perché, precisa l’avvocato, “nel corso delle perquisizioni fatte con i cani anti droga al Coconuts, la polizia non ha trovato nulla, hanno avuto esito negativo, mentre le risse si riferiscono a episodi denunciati dagli stessi gestori”. Il decreto di chiusura, quindi, “è eccessivo”. Anche le associazione di categoria, in particolare la Silb, si stanno muovendo in questa direzione e hanno già preso contatto con il prefetto per tentare di salvare la movida riminese.

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