Per comprendere il successo di Matteo Salvini alle elezioni non servono analisti e politologi. Bastano due ore a passeggiare in un mercato di provincia. A Saronno, dove il leader del Carroccio è andato per sostenere il ballottaggio del candidato leghista, si scoprono i volti e gli accenti della sua nuova base. Non ci sono più gli anziani in canottiera che vivevano nel “mito celodurista” di Umberto Bossi. Oggi a chiedergli i selfie e a stringergli la mano sono signore di mezza età, che fanno la fila per dargli un bacio e per tributargli tutti gli onori del caso. Sono ambulanti meridionali che fanno a gara per una foto dietro al banco del pesce per regalargli un’albicocca. Sono immigrati regolari che si scattano una foto da mostrare in famiglia commentando “mia figlia sarà invidiosa, lei ti ama” o, ancora: “Dal vivo è meglio che in tv”. Una base popolare, che se ne infischia del politicamente corretto, che comprende i suoi slogan semplici e li condivide, in un carnevale di battute, sorrisi, strette di mano e incitazioni: “Mi raccomando Mattè, ruspa, ruspa ruspa”  di Alessandro Madron

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