Osama bin Laden, quando è stato ucciso nel maggio del 2011, era già prigioniero del Pakistan dal 2006. Un uomo dell’intelligence di Islamabad ha venduto per 25 milioni di dollari le informazioni che lo riguardavano ai servizi segreti di Washington, che le hanno utilizzate a loro vantaggio per accaparrarsi il merito della cattura e morte del fondatore di Al Qaeda, nonostante alti funzionari militari del Pakistan fossero a conoscenza della missione americana. Bin Laden, peraltro, era ormai un uomo debole e disarmato, non più a capo del gruppo jihadista come al contrario era stato detto. Nessuno scontro quindi con i Navy Seals nel compound di Abbottabad. Falsa anche la fine che avrebbe fatto il suo cadavere, che non è stato gettato in mare ma bruciato in Afghanistan.

Queste sono alcune delle bugie della versione americana sull’uccisione dello “sceicco del terrore” secondo il premio Pulitzer americano Seymour Hersh. Rivelazioni pubblicate in un articolo sulla London Review Of Books che secondo il giornalista sarebbero state messe a punto per favorire la rielezione di Barack Obama. L’uccisione del fondatore di Al Qaeda è stata infatti il successo principale che lo ha condotto verso il secondo mandato.

Tutti elementi che la Casa Bianca definisce “asserzioni senza fondamento”. In particolare, Washington definisce “palesemente falsa” la ricostruzione secondo la quale l’amministrazione Obama collaborò con l’intelligence pakistana per uccidere Bin Laden. L’operazione, ha ribadito il portavoce per la Sicurezza nazionale Ned Price fu una “missione unilaterale degli Stati Uniti“.

L’articolo di Hersh – “La storia della Casa Bianca potrebbe essere stata scritta da Lewis Carroll” (l’autore di Alice nel paese delle meraviglie, ndr), scrive il giornalista investigativo in merito alla versione ufficiale, secondo cui gli Usa avrebbero rintracciato Osama in un compound in Pakistan seguendo i suoi corrieri.

Del raid, afferma invece il premio Pulitzer che cita un alto funzionario dell’intelligence pakistana in pensione e fonti americane, erano stati informati anticipatamente alti funzionari militari e dell’agenzia di intelligence di Islamabad. In realtà, prosegue Hersh, gli Stati Uniti sono stati informati di dove si trovasse bin Laden da un altro ex agente dell’intelligence pakistana, che si era presentato all’ambasciata americana e aveva venduto le informazioni per 25milioni di dollari (circa 22 milioni di euro), chiedendo di poter andare a vivere a Washington.

Alti funzionari pakistani, si legge ancora, hanno poi assicurato che non venne lanciato nessun allarme nel maggio del 2011 quando i due elicotteri americani con a bordo una ventina di Navy Seals si levarono in volo dal vicino confine con l’Afghanistan verso il compound di Abbottabad per portare a termine la loro missione. Inoltre gli americani avevano acconsentito a mantenere segreta l’azione per sette giorni e ad ammettere che bin Laden fosse stato ucciso da un drone. Ma i tempi non vennero rispettati e Obama attribuì il successo della missione alle sole forze americane.

Hersh ha vinto il premio Pulitzer nel 1970 per un dirompente reportage sul massacro di My Lai durante la guerra in Vietnam e ha scritto su Iraq, Iran e Siria. E’ stato tuttavia anche criticato per fare vasto uso di fonti anonime nei suoi articoli.

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