Da circa una settimana nella bacheca del carcere di Rebibbia c’è un avviso rivolto ai detenuti: “I colloqui del sabato saranno sospesi per sei mesi”. Il sabato – a differenza delle altre occasioni di colloquio infrasettimanali – è l’unico giorno in cui i parenti, figli inclusi, possono incontrare i detenuti senza dover rinunciare a scuola o lavoro. “Le visite del sabato sono sacrosante – dice Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone, associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale – perché è impensabile che i coniugi, per incontrarsi, siano costretti a prendere un giorno di ferie e che i bambini saltino un giorno di scuola. Speriamo che prevalga il buon senso e che vengano garantiti i colloqui nei giorni extra lavorativi. A rimetterci non devono essere i più deboli”.

Il punto è che il penitenziario di Rebibbia ha urgenza di ristrutturare alcune aree dell’Istituto, in particolare proprio le sale colloquio, rimuovendo i banconi separatori, vietata per legge e che ancora persistono, nonostante le numerose condanne della Corte europea di Strasburgo che ne vieta l’uso, fatta eccezione per i regimi carcerari duri, come il 41 bis. L’eliminazione di questa barriera anacronistica rappresenta certamente un vantaggio poiché favorirà, nel futuro, un contatto diretto tra il detenuto e i propri familiari. Nell’immediato, però, comporta ostacoli alle visite: i detenuti e gli internati possono usufruire di sei colloqui al mese, della durata di un’ora ciascuno.

Gli incontri con familiari, conviventi e terze persone sono richiesti attraverso prenotazioni dal detenuto stesso e autorizzati dal direttore del penitenziario. E il sabato è il giorno della settimana in cui si raggiunge il picco massimo di prenotazioni. Sebbene si tratti di un’interruzione temporanea (180 giorni), è stata sufficiente per destare la preoccupazione dei reclusi, i quali si vedono limitare la possibilità di mantenere un rapporto costante con i loro affetti più stretti. Poi, ci sono coniugi e figli dei detenuti, spesso minori, che incontreranno altre difficoltà, come per esempio, conciliare le visita nei giorni feriali con gli impegni lavorativi e scolastici. E infatti la Commissione ministeriale per le questioni penitenziarie, presieduta da Mauro Palma, per quanto riguarda i rapporti delle persone sottoposte a misure restrittive con il proprio mondo affettivo e relazionale, ha previsto già dal 2013 che i colloqui debbano essere organizzati su sei giorni alla settimana, prevedendo almeno due pomeriggi per i minori che vanno a scuola.

E proprio al fine di favorire questa pratica, si sottolinea nel documento, devono essere inclusi anche i giorni festivi. Il fattoquotidiano.it ha interpellato il direttore del carcere di Rebibbia, Mauro Mariani, chiedendogli se fosse una misura necessaria, se non ci fosse un’altra possibilità, senza sospendere questa occasione. “Abbiamo pensato al sabato per accelerare i lavori di ristrutturazione delle sale adibite ai colloqui. Si tratta di un sacrificio chiesto per un periodo limitato”. Ma, seppure la decisione sia stata già presa, Mariani al fattoquotidinao.it  dichiara anche d’essere pronto a ragionare verso soluzioni alternative: “Se dovessero giungere delle segnalazioni significative da parte dei reclusi, contrari alla scelta dell’Istituto, siamo disposti a rivalutare la decisione”.

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