“Voglio mantenere un atteggiamento di riserva ed evitare di trarre conclusioni affrettate, che potrebbero mettere a rischio una banca importantissima per il territorio“. Parte da questa premessa la senatrice Pd Laura Puppato per commentare quanto sta emergendo dall’inchiesta della procura di Roma su Veneto Banca. Puppato, nelle vesti di socio – “ho azioni per circa 9mila euro” -, ha partecipato all’assemblea dello scorso aprile manifestando apprezzamento per il sostegno dato dall’istituto a famiglie e piccole aziende. Ma ora tiene a chiarire di non aver condiviso in alcun modo l’attacco alla Banca d’Italia (dalle cui ispezioni sono partite le indagini) lanciato dal palco dall’allora presidente Flavio Trinca, a cui i pm contestano il reato di ostacolo alla vigilanza. “Lui, che guadagnava dieci volte quel che prende Barack Obama, si è descritto come un capro espiatorio. Una presa di posizione del tutto ingiustificata, io non mi permetterei mai di ipotizzare che i controlli siano stati faziosi”.

Sì, ma le operazioni finite sotto la lente della Procura? I bilanci che secondo l’accusa sono stati falsificati? “Per ora sono solo accuse. Io mi limito a domandarmi come mai questo blitz così pesante, che comunque riguarda il consiglio di amministrazione decaduto, sia giunto a distanza di un anno dai fatti contestati. E mi chiedo anche se sussistano elementi di certezza nel ritenere dubbie le modalità di erogazione dei prestiti”. E’ quello che l’inchiesta dovrà accertare… “Appunto. E’ interesse di tutti non dare giudizi prima di avere un quadro più chiaro. Non dobbiamo buttare tutto a mare né arroccarci a difesa prima di sapere se c’è effettivamente stata una mala gestio. Si parla di forti carenze patrimoniali dei clienti sostenuti con crediti da Veneto Banca, ma dovrà essere la Banca d’Italia ad accertare se vi siano state difformità nel comportamento del cda e dell’amministratore delegato. E poi…”. Poi? “Ho letto che ci sono forti sofferenze in portafoglio, ma i dati che ho io, relativi al 2013, sono del tutto assimilabili a quelli di altre banche simili per dimensione e radicamento territoriale, come la Popolare di Vicenza“.

A proposito di Vicenza, il presidente del Veneto Luca Zaia poco più di un anno fa auspicava un “matrimonio” tra le due popolari. E Trinca disse esplicitamente che il rapporto della Vigilanza era mirato a favorire quella aggregazione. “Mah, a dire il vero dopo le proteste dei dipendenti Zaia, sempre nell’assemblea dell’aprile 2014, si rimangiò tutto, affermando che l’autonomia di Veneto Banca doveva restare intatta. In questa fase sono ipotesi poco rilevanti, l’importante ora è chiarire rapidamente se ci sono stati comportamenti non lineari e non chiari. E nel frattempo evitare che tra i piccoli soci dell’istituto si crei il panico“. Parola di socio? “Sì, certo, anch’io vorrei evitare di perdere i miei soldi… Ma sono preoccupata soprattutto per i dipendenti della banca e per le possibili conseguenze per il territorio”.

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