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Trattativa, su Radio radicale la deposizione integrale di Napolitano

La deposizione dell'allora capo dello Stato online sul sito dell'emittente, che la trasmette anche via etere stasera alle 21. La Corte d'assise di palermo ne aveva negato la diffusione, ma a dare il via libera sarebbe stato il Quirinale poco prima della successione di Mattarella
Trattativa, su Radio radicale la deposizione integrale di Napolitano
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E’ online l’audio della deposizione di Giorgio Napolitano al processo sulla trattativa Stato-mafia. Si trova sul sito di Radio radicale, che la trasmette anche via etere stasera alle 21, nello speciale sulla giustizia curato da Sergio Scandura. E’ l’occasione per sentire dalla viva voce dell’ormai ex presidente della Repubblica la storica testimonianza resa al Quirinale il 28 ottobre 2014 davanti ai giudici di Palermo.

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Il documento audio emerge a sorpresa. Mentre la trascrizione integrale della deposizione è già pubblica (leggi), la Corte d’assise di Palermo aveva rigettato la richiesta, avanzata proprio da Radio Radicale, di rendere disponibile l’audio. Ora, a quanto si apprende, la decisione di segno opposto è arrivata dallo stesso Quirinale negli ultimi giorni dell’incarico di Napolitano, a cui è succeduto Sergio Mattarella.

“Una logica unica e incalzante per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut aut, perché potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure di custodia in carcere dei mafiosi”, ha detto fra l’altro Napolitano ai giudici durante la deposizione, svolta a porte chiuse, ammettendo così la pressione di Cosa nostra sulle istituzioni nel 1992-1993. Altro punto importante, la lettera del consigliere giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio, poi deceduto, in cui venivano evocati “indicibili accordi”. Sul punto, il presidente ha affermato di non essere mai entrato nel dettaglio, ricordando soltanto in D’Ambrosio “un senso di grande ansietà e anche un po’ di insofferenza per quello che era accaduto con la pubblicazione delle intercettazioni di telefonate tra lui stesso e il Senatore Mancino, insofferenza che poi espresse più largamente nella lettera”.

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