L’ombra delle cosche calabro-emiliane si allunga anche sull’aeroporto Marconi di Bologna. Nella mattina di venerdì 30 gennaio, allo scalo bolognese sono arrivati agenti della Guardia di finanza e i Carabinieri, incaricati di acquisire la documentazione su un appalto sospetto, in odore di ‘ndrangheta, citato nell’ordinanza dell’inchiesta della Dda di Bologna “Aemilia”. Si tratta dei lavori per la costruzione delle passerelle di collegamento con il terminal d’imbarco. Un affare d’oro, da un milione e 800 mila euro, in cui i clan – secondo gli inquirenti – sono riusciti a infilarsi grazie alla collaborazione con l’azienda Elle Due, vincitrice dell’appalto. Un caso ora sotto la lente dei magistrati, anche se, ha spiegato il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso, ancora in una fase “di accertamento e comprensione”.

L’obiettivo è far luce sull’appalto indetto nel 2011 dal Marconi, e vinto dalla ditta Elle Due Costruzioni, di Lamezia Terme, già indagata in Veneto per turbativa d’asta con l’aggravante dei metodi mafiosi, nella gara per la realizzazione di una caserma dei Carabinieri. L’azienda, secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta che nei giorni scorsi ha fatto scattare le manette per 117 persone, è “contigua agli ambienti della criminalità organizzata lametina”, ed è ritenuta dagli inquirenti vicina alla cosca che fa riferimento alle famiglie Iannazzo e Giampà. La gara per la realizzazione dei nuovi pontili d’imbarco, i cosiddetti fingers, dell’aeroporto di Bologna, la vince presentando l’offerta con il maggior ribasso. L’appalto è importante, vale parecchi soldi.

Ed è qui – secondo la ricostruzione degli inquirenti – che entrano in scena gli uomini dei clan. Grazie ai buoni rapporti con i titolari della Elle Due, i fratelli Longo (Pasqualino, Gennaro e Domenico), l’imprenditore originario di Crotone Giuseppe Giglio (arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di associazione di stampo mafioso e considerato figura di riferimento in Emilia per il boss di Cutro, Nicolino Grande Aracri) riesce a ritagliare per la sua impresa un ruolo di peso, nell’esecuzione dei lavori nello scalo. Si legge nell’ordinanza del gip Alberto Ziroldi: “La collaborazione tra Giglio e la Elle Due costruzioni consiste nell’invio di manodopera, che quest’ultima ditta provvedeva ad assumere formalmente”. Un nuovo tassello, quindi, nel quadro della rete ‘ndranghetista emiliana, disegnato dalla maxi-operazione antimafia.

Nel frattempo, la società dell’Aeroporto Marconi fa sapere attraverso una nota stampa di considerarsi estranea e “parte lesa”, nel caso fossero “confermate le voci di possibili infiltrazioni”. Di sicuro la vicenda giudiziaria si va a intrecciare con una polemica di natura più politica, sollevata tempo fa dal Movimento 5 stelle, che oggi esulta. A febbraio 2013, infatti, il consigliere comunale, Massimo Bugani, denunciò, con tanto di foto, gli errori nella costruzione dei fingers, allora ancora in corso. Le passerelle erano troppo basse, tanto che alcuni mezzi dell’aeroporto erano andati a sbatterci contro. I fingers danneggiati erano stati poi rattoppati con nylon e nastro isolante. Tutto documentato nelle immagini. Insomma, un pasticcio, anche se all’epoca fu lo stesso aeroporto a minimizzare, attribuendo gli urti a “errori umani”.

I lavori però si bloccarono, anche perché nel giugno del 2013 la Elle Due dichiarò fallimento, costringendo la società del Marconi a revocare l’incarico per inadempimento. E oggi i cantieri sono ancora fermi, dal momento che anche il contratto con l’associazione d’imprese chiamata a concludere l’opera, composta dalla Lamone Moreda e dalla Starlift, è stato stracciato per inadempimento.

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