Io naturalmente spero di essere smentito dai fatti, ma temo che alle Quirinarie andrà a finire così: Prodi o Bersani, come dice anche Peter Gomez, sono due candidati che, se scelti e votati in massa dal M5S in Parlamento, metterebbero Renzi e i renziani (più che l’intero Pd) in grande difficoltà. E, di conseguenza, non saranno affatto scelti dal popolo del Movimento, che fino a oggi si è distinto per “vivere su Urania“, come dice Antonio Padellaro, e ha in orrore qualunque strategia o tattica che consenta di fare politica in modo appena astuto.

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Perché si può ragionevolemente supporre che almeno i bersaniani e le altre minoranze del Pd voterebbero molto volentieri per Bersani (meno per Prodi, come s’è già visto in passato, ma chi può dirlo: gli errori in politica si fanno per cercare di non ripeterli). Quindi, Renzi si troverebbe davanti a una scelta: o fare buon viso a cattivo gioco, e appoggiare con slancio Bersani (o Prodi), eleggendo così un Presidente della Repubblica del Pd, sì, ma su proposta del M5S. Questa sarebbe all’improvviso la più grande vittoria strategica, tattica e politica del M5S, che potrebbe perfino avere conseguenze negative sulla tenuta del Patto del Nazareno o del Governo.

In alternativa, Renzi potrebbe forse opporsi alla candidatura Bersani (o Prodi) e continuare a spingere per figure meno sideralmente lontane a Berlusconi, da Mattarella in giù, da eleggere coi voti di Fi, Ncd, Sc e magari altre forze. Questa sarebbe una scelta sbagliata e sciocca (a mio parere) da parte di Renzi, perché da un lato spaccherebbe in modo plastico il partito e sarebbe forse l’ultimo strappo contro l’area Bersani. Dall’altro lato, segnerebbe anche una totale e irrecuperabile fine dei rapporti con il M5S.

Voi mi direte: ma già si odiano, più di così? Ebbene, no. Ora che l’Italicum sta andando in porto, Renzi sa di dovere cominciare a preoccuparsi di risultare “il meno peggio” in un ipotetico ballottaggio contro Matteo Salvini agli elettori del M5S che, stando ai sondaggi, dovrebbero essere diversi milioni e vedere il loro partito arrivare terzo alle prossime elezioni politiche, in caso il centro-destra si presenti unito. Uno degli aspetti positivi dell’Italicum, infatti, è che è una legge elettorale che lascia completamente aperta la vittoria finale e il 53% dei seggi ad almeno tre forze politiche: Pd, Centrodestra unito e M5S. Due fra queste tre dovrebbero giocarsela al ballottaggio, poiché al momento sembra improbabile che il PD, da solo o perfino con SeL, possa ripetere l’eccezionale risultato del 40% delle scorse europee e vincere il premio di maggioranza senza passare per il ballottaggio.

Ecco che, nell’ottica di un futuro ballottaggio, concedere oggi una chiara vittoria politica al M5S sul nome del Presidente della Repubblica potrebbe alla fine convenire a Renzi. E poi, tutto sommato, un Bersani al Quirinale non sarebbe un enorme macigno per il Presidente del Consiglio. Discorso diverso, con ogni probabilità, nel caso di un Prodi. Ma qui si va troppo avanti e per ora godiamoci queste Quirinarie, che almeno hanno il pregio di proporre dieci nomi di prestigio (e nessun Magalli, se dio vuole; peccato però per la mancanza di Emma Bonino). Resto tuttavia pessimista: purtroppo vincerà un nome nobilissimo che non servirà a niente, non metterà assolutamente in difficoltà Renzi e farà fare al M5S la solita figura da completi impolitici.

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