L’omosessualità è ancora un tabù sui banchi di scuola. Farsi accettare dai compagni per il proprio orientamento sessuale può fare morire di paura. Scatena episodi di bullismo. Crea vittime del pregiudizio. Le pagine dei giornali del mondo sono piene di storie così. A Manchester gli attivisti del centro lgbt Youth north west si sono fatti venire in mente una soluzione: una scuola superiore riservata a studenti gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Secondo i piani, sorgerà entro tre anni. Sarà la prima in Europa, sulla scorta degli esempi americani, uno su tutti l’istituto “Harvey Milk” di New York. A darne notizia è stato qualche giorno fa il quotidiano britannico Guardian. Le iscrizioni sono aperte ai ragazzi tra i 13 e i 15 anni, colpiti da omofobia oppure che temono di essere discriminati e di perdere la voglia di studiare. Potranno fare domanda anche gli etero, assicura la direttrice del gruppo Amelia Lee. Per 40 allievi è previsto il tempo pieno; per 20, quelli che intanto continueranno a frequentare la scuola ordinaria, il tempo parziale. Qui impareranno a costruire l’autostima e superare i pregiudizi. “Il percorso di studi sarà personalizzato – spiega la direttrice al Guardian -, dovrà tener conto delle esigenze del ragazzo. Potranno anche fare pratica nel caffè e nel giardino dell’associazione”. La scuola non è gratuita. Le famiglie dovranno versare una retta, di cui però non si sa nulla.

A non vedere di buon occhio l’iniziativa è il parlamentare Tory ed ex sottosegretario all’Educazione Tim Loughton: “Non capisco come segregare dei giovani identificati dalla loro sessualità possa aiutare l’integrazione”. Sulla questione la società inglese si è spaccata in due. Da una parte, c’è chi paventa il rischio di una ghettizzazione. Tra questi, tanti genitori di figli minacciati in classe per la loro omosessualità. È stata lanciata anche una petizione sul sito Change.org contro il progetto di una “scuola speciale”. Dall’altra, i cittadini assolutamente favorevoli. Per Annette Pryce, responsabile lgbt per l’Unione nazionale degli insegnanti, il punto su cui riflettere è un altro: “Non mi verrebbe mai da pensare che sia un modo per isolare gli studenti – dichiara al Manchester evening news, una testata locale – ma certo è una vera vergogna essere arrivati a un rimedio del genere. Significa che le scuole normali non hanno gli strumenti per andare incontro ai loro bisogni”. Dell’importanza di una seconda scelta è convinto anche il vescovo di Manchester, David Walker. “Ci siamo presi l’impegno di combattere il bullismo omofobico in tutte le scuole della chiesa inglese e di fornire risorse e guide ai docenti – spiega al giornale locale -. Tuttavia, riconosciamo che non tutte le altre scuole sono in grado di farlo. Se un ragazzo venisse preso in giro per la sua tendenza sessuale appoggerei una disposizione alternativa”.

Amelia Lee è perentoria: “Si tratta di salvare vite umane”. E non, sottolinea, “di creare piccole e protette enclave lontane dal mondo reale: ogni anno lavoriamo con nove mila studenti e mille insegnanti delle scuole ordinarie per aiutare a educarli sull’omosessualità. Il supporto che la nuova scuola offre ai ragazzi part time potrebbe tornare utile a tutte le scuole”.

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