Troika, memorandum, dracma e sovranità nazionale. Sono i quattro temi al centro delle elezioni greche, con il Paese che tre anni fa ha dato il via alla crisi dell’euro chiamato a scegliere tra la prosecuzione delle politiche di austerità o la rottura con il memorandum per eliminare la gran parte del debito. Ma con il nodo che resta sempre lo stesso: dove troverà il nuovo governo, qualcunque esso sia, i denari necessari per andare avanti e affrontare gli impegni presi con l’Europa? Ecco una panoramica dei temi.

AL VOTO – Primo nei sondaggi il Syriza di Alexis Tsipras con il 31%, favorito per la vittoria e seguito a 4-5 punti di distanza dai popolari di Nea Dimokoratia. Se Tsipras non riuscisse ad ottenere la maggioranza parlamentare dovrebbe cercare alleati per superare la fatidica quota 151 deputati. Terzi, parimenti al 7%, i centristi del Potami, la formazione nata lo scorso maggio per volontà del giornalista Stavros Theodorakis e i nazionalisti di Alba dorata il cui gruppo parlamentare è agli arresti e il cui portavoce Ilias Kassidiaris sta tenendo comizi elettorali in collegamento telefonico dal carcere di Korydalos. A seguire tutti gli altri, a cominciare dai comunisti del Kke, stabili al 4% mentre sono a rischio esclusione i socialisti del Pasok, i socialdemocratici del Dimar e la nuova realtà dell’ex premier Giorgios Papandreou, il Kinima nato due settimane fa.

PIL – L’elemento chiave dei programmi per risolvere i problemi del Paese sta nel ritrovare i livelli di prosperità pre-crisi in termini di Pil e di occupazione. I conservatori di Nea Dimokratia, al governo con il premier Antonis Samaras e con i ministri chiave, sostengono che la nuova via economica sia già in atto grazie alle riforme strutturali introdotte nel 2012 con il memorandum, come quella sanitaria. Oggi propongono la riduzione di tutte le aliquote fiscali che loro stessi hanno introdotto per consentire al paese di mantenere una crescita elevata e a lungo termine, anche se proprio questo governo ha messo un altro balzello: una maxi tassazione persino sulle auto a metano. Annunciano una ricostruzione del welfare che sia trasparente per conservare il legame con i contributi versati e la sopravvivenza dei fondi pensione, ma il welfare è stato il settore maggiormente martoriato dalle politiche imposte dalla troika. Dal 2012 ad oggi si sono avuti infatti tre tagli verticali a stipendi, pensioni, identità con il salario minimo portato a 340 euro e l’eliminazione anche delle tredicesime. “Se si fosse messa in pratica la nostra politica economica del 2009 il memorandum non ci sarebbe stato e non avremmo questa emergenza” dice al fattoquotidiano.it Iannis Georgantas, il più giovane candidato di queste elezioni, che corre con i nuovi socialisti di Papandreou, il cui esecutivo venne sostituito dal governo tecnico di Lukas Papademos, “il Monti greco”, nei mesi pre troika.

HAIRCUT – La sinistra del Syriza replica con un affondo contro il memorandum, che andrà “ridiscusso con i creditori internazionali”, così come il leader Alexis Tsipras ha ribadito più volte. E schiera quattro economisti di punta (Varoufakis, Dragasakis, Tolios, Stathakis) che stanno lavorando per una nuova proposta economica da presentare a Bruxelles e Berlino. Al primo punto il taglio del debito nella misura del 60%, la sua trasformazione in un mega bond a scadenza illimitata che sarà rimborsato solo quando il paese raggiungerà uno sviluppo pari al 3-3,5%, ma soprattutto che il cosiddetto piano-Jucker si trasformi in un grande investimento da far realizzare operativamente alla Bei, la Banca Europea degli Investimenti.

Lo stesso Varoufakis (elleno-australiano e docente all’università americana di Austin) sostiene che “il programma di investimenti predisposto dalla Commissione europea sotto la presidenza di Juncker è del tutto inefficace, ed è economicamente un’enorme sciocchezza”. Intervistato dagli spagnoli di El Mundo, Varoufakis (dato alle Finanze in un governo snello con soli 11 ministri) ha detto che il primo atto del nuovo governo-Syriza sarà di chiedere due settimane di tempo ai creditori per “formulare le nostre proposte all’Eurogruppo, all’Ecofin e al Consiglio d’Europa, che comprenderanno prima di tutto l’immediata risposta alla crisi umanitaria in atto nel Paese”.

BCE – Intervenuto al Forum dell’Economist promosso ad Atene dal settimanale inglese, il ministro dell’economia uscente Ghikas Hardouvelis ha chiesto di concludere il più rapidamente possibile la valutazione da parte della troika sull’ultima tranche di aiuti (sette miliardi di euro, saltata lo scorso 31 dicembre), in quanto altri ritardi potrebbero strangolare la liquidità dell’economia greca. Sul punto l’attuale Governatore della Banca centrale greca, l’ex ministro delle Finanze Ioannis Stournaras, ha detto prima di Natale che il Paese ha liquidità fino al prossimo febbraio. Secondo Hardouvelis la Grecia è il destinatario ideale del programma di acquisto di obbligazioni da parte della Bce, in quanto ha la più alta deflazione, il debito più alto e i tassi di interesse più elevati in Europa. Il ministro delle Finanze ha stimato che sulla base di questi criteri, la Bce dovrebbe comprare titoli greci pari a 15,9 miliardi. Syriza però, gli ha replicato Dragasakis, non accetterà la valutazione della troika e richiederà un approfondimento supplementare per individuare i motivi che hanno condotto ad un debito di tali proporzioni.

SCHERMAGLIE – Tuttavia l’intervento di Quantitative easing della Bce riguarda per lo più titoli di Stato dei Paesi con rating al di sopra dell’investment grade, una scelta che tiene fuori Portogallo, Cipro e Grecia, osservano gli analisti di Ig markets, ma secondo Varoufakis non è quello il punto, bensì il fatto che “se la Grecia non cresce, il nuovo governo non potrà pagare il debito ellenico”. Solo propaganda accusano, di contro, i neonazisti di Alba Dorata, secondo cui “nessuno può oggi onestamente proporre di non pagare il debito né la Bce può decidere autonomamente per un haircut” dice al fattoquotidiano.it il coordinatore della Grecia Centrale, Apostolis Glenzos. Accusa Tsipras di essere un bluff, perché “se avesse coraggio realizzerebbe fabbriche qui e contribuirebbe ad avere prodotti ellenici, visto che importiamo di tutto”. E propone la rimozione immediata del debito “illegale e oneroso pagato dal popolo greco”. I governi del memorandum “non servono gli interessi del paese, ma gli usurai internazionali, mentre i nostri leader finiscono in carcere per colpa di una colossale trappola”.

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