Si scambiavano i pazienti per ottenere rimborsi più alti dalla Regione Piemonte. Per questo ora 37 persone tra amministratori di cliniche private e funzionari pubblici sono a processo alla Corte dei conti per un presunto danno erariale di 7,9 milioni di euro. Tra le strutture coinvolte ce ne sono alcune appartenenti a gruppi importanti, come la casa di cura Villa Ida di Lanzo Torinese della famiglia di Michele Vietti, ex vicepresidente del Csm. Il 14 gennaio si è tenuta la prima udienza, è stata subito rinviata per unire il procedimento a un altro processo riguardante altre quattro cliniche.

Alla fine degli anni Novanta la procura della Repubblica e i Nas puntano i fari sulle cliniche di Pietro Camerlengo, cavaliere del lavoro, re della sanità privata in Piemonte e amministratore unico di tre cliniche da 950 posti letto. Dalle indagini emerge un sistema: i pazienti anziani in rianimazione o in lungodegenza venivano dimessi entro il sessantesimo giorno di ricovero, oltre il quale la struttura avrebbe ricevuto un rimborso dalla Regione ridotto del 40 per cento; questi pazienti venivano poi presi in carico da altre case di cura mentre alla prima ne arrivavano altri ancora. In questo modo il rimborso ottenuto era sempre al 100 per cento. Il processo termina nel 2004 con la prescrizione dei reati, ma emerge che la pratica viene sfruttata da moltissime altre cliniche private del Piemonte. A questo punto la Guardia di finanza prosegue gli accertamenti valutando migliaia di cartelle cliniche, ma se nel 2008 a livello penale il gip archivia tutto, l’inchiesta passa alla procura contabile. Il sostituto procuratore Pia Manni la conclude nel marzo scorso: “Le case di cura erano perfettamente a conoscenza dell’illiceità delle dimissioni programmate al sessantesimo giorno”, si legge nell’atto di citazione.

I calcoli hanno permesso di ricostruire così i rimborsi ottenuti dal 1999 al 2006 da ciascuna struttura, per un totale di 7,9 milioni di euro. Di questi la casa di cura Villa Ida (proprietà della Santa Croce, amministrata dalla madre di Vietti) ne avrebbe ottenuto illecitamente più di 850mila euro, il cavaliere Camerlengo e le sue tre cliniche, Villa Iris, Villa Papa Giovanni XXIII e Villa Adriana, ne avrebbero ricevuti 1,7 milioni circa, cifra simile a quella che la procura vuole dagli amministratori della Villa Cristina spa. Altre cliniche hanno invece cifre inferiori.

La colpa non sarebbe solo dei privati: tra le persone che devono affrontare questo processo ci sono pure cinque dirigenti regionale – Ciriaco Ferro, Luigi Robino, Vittorio Demicheli, Ezio Turaglio e Mirko Pia – ai quali la procura della Corte dei conti ha chiesto di contribuire al pagamento dei risarcimenti per omesso controllo: “È emerso chiaramente che la Regione non essendo in grado di fornire ai pazienti anziani un adeguato servizio di assistenza tramite la residenze socio-assistenziali ha sempre ‘chiuso un occhio’ sul comportamento illecito delle cliniche le quali, a loro volta, hanno sfruttato e sfruttano la situazione per arricchirsi illecitamente a danno dell’erario”, è scritto nel documento.

Questa situazione ha contribuito al peggioramento dei conti della sanità piemontese, di cui lo stesso governatore Sergio Chiamparino è commissario straordinario. Nel suo piano di rientro la giunta ha tagliato i posti letto. Molti di questi sono dei privati che vogliono bloccare tutto con un ricorso al Tar, come annunciato da Giancarlo Perla, presidente regionale dell’Associazione italiana ospedalità privata e anche amministratore di due cliniche coinvolte nel procedimento della Corte dei conti.

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