“Stanno bene, ma sono spaventati. Molto. Hanno chiamato a casa con i nostri cellulari o con i telefoni dell’ospedale. E’ stato questo il loro primo pensiero”. Sul volto degli operatori del 118 di Lecce è come se si fosse trasferita la stessa angoscia dei superstiti della Norman Atlantic. E’ una nuova giornata frenetica nel Salento, primo ponte per i soccorsi. Ieri erano giunti 21 feriti, ora sono lievitati a 60, ma con l’arrivo della nave San Giorgio a Brindisi potrebbero ancora aumentare. Non c’è solo l’ipotermia, il sintomo imperante tra i primi arrivati. Adesso si registrano anche i casi di intossicazione da fumo. È il motivo per cui sono stati liberati posti letto nei reparti di pneumologia dei nosocomi di Gallipoli, Galatina e al Vito Fazzi di Lecce. Qui – dov’è la centrale operativa dell’intero servizio di emergenza-urgenza – l’allerta è massima per quanto la situazione stia rientrando nella normalità. “Non ci sono casi gravissimi, se non qualche trauma, ma per la minima parte. Le situazioni più particolari – spiega il coordinatore del 118, Maurizio Scardia – sono quelle dei bambini, più fragili nell’esposizione al freddo”. La psicologa che assiste i naufraghi racconta: “Mi hanno colpito perché mi hanno chiesto se ho visto Titanic e mi hanno detto che non pensavano fosse un’esperienza così traumatica come quella del film. Evidentemente sono molto scossi”. Sono state avviate le prime dimissioni e con queste anche i primi rimpatri, sotto il coordinamento della Prefettura di Lecce, in contatto con le ambasciate, soprattutto greca e turca  di Tiziana Colluto

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