La riforma della custodia cautelare arriva alla Camera e il viceministro della Giustizia Enrico Costa mette le mani avanti: “Non c’entra con il sovraffollamento delle carceri”. Nello stesso giorno, il Sole-24 Ore pubblica i primi dati disponibili sui reati denunciati nel 2013, che sono aumentati del 2,6% rispetto all’anno precedente. Impennata delle denunce a Trieste (+19,4% con oltre 12mila casi) nonché a Piacenza (+16,3%). E il podio dei reati denunciati vede protagoniste tutte città del centro-nord, con l’aumento del 13,2% di Lecco al terzo posto con più di 13mila denunce. Aumenti a due cifre rispetto all’anno precedente anche per Como (+10,5), Verbania (+10,1) e Ascoli Piceno (+10,1)

Dando uno sguardo alla classifica stilata sui singoli reati, si nota un’impennata dei borseggi (+12%, con 166mila casi) e furti nelle case (+5,9%, 25mila casi). Le abitazioni svaligiate nel 2013 sono oltre 251mila, incremento maggiore a Sondrio, con +48,3%. A Milano, Torino e Roma i numeri più elevati, ma è Asti la città con l’incidenza più elevata (921 furti in casa ogni 100mila abitanti). Aumentano anche le rapine (+2,6%), con un’incredibile impennata in provincia di Lecco, dove si registra un +66,2%. Ma è Napoli a registrare il numero di rapine più alto per incidenza sulla popolazione, ovvero 270 ogni 100mila abitanti. Vera e propria impennata per truffe e frodi, che vedono una crescita del 20,4%, con un podio degli incrementi più vertiginosi formato da Lucca, Savona e Varese (tutte e tre le città mostrano aumenti tra il 58 e il 60%).

E se il quotidiano economico attribuisce la recrudescenza alla crisi economica, nelle stesse pagine Maurizio Fiasco, sociologo specializzato in ricerca e formazione in tema di sicurezza pubblica: “E’ fin troppo facile osservare che con il ritorno al ‘lavoro’ di qualche migliaio di delinquenti istituzionalizzati (cioè ristretti nelle carceri sovraffollati e perciò alleggerite con i provvedimenti di clemenza) sono aumentati gli episodi di reati diffusi nelle strade”.

La recidiva si collega direttamente allo Svuotacarceri. E il problema non riguarda il governo in carica (anzi, i dati diffusi oggi dal Sole sono riferiti allo scorso anno, quindi non riferibili ai provvedimenti firmati da Renzi): norme che hanno rimesso in libertà in anticipo migliaia di detenuti definitivi sono state varate anche dai governi precedenti: quello di Letta (Cancellieri ministro della Giustizia) e quello di Monti (Severino Guardasigilli).

Il disegno di legge all’esame della Camera riguarda comunque soltanto le misure cautelari, quindi i provvedimenti presi dalla magistratura in fase d’indagine. Il testo già approvato al Senato, dopo un precedente sì della Camera, punta a limitare il più possibile il ricorso alle manette. E il magistrato che esclude misure più soft a carico di un indagato, dai domiciliari al ritiro del passaporto, dall’interdizione dai pubblici uffici al divieto di contrattare con la puublica amministrazione, dovrà motivare in modo più puntuale la sua scelta di quanto accada ora.

“Ci tengo a sgombrare il campo dai dubbi sul fatto che questo provvedimento c’entri con il tema del sovraffollamento delle carceri, ma si inserisce in un ambito di rispetto di principi costituzionali che non sono aggirabili”, ha precisato il viceministro Costa nella replica al dibattito sulle linee generali del provvedimento. La custodia cautelare “non deve consistere in una anticipazione della pena e non deve insinuare il dubbio che venga utilizzata per finalità diverse da quelle contemplate dal Codice”. Il viceministro ha ricordato gli oltre 17mila detenuti non definitivi e le oltre 22mila autorizzazioni di risarcimento per ingiusta detenzione cautelare.

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