“Ogni anno si estraggono 5 milioni di tonnellate di rocce, di queste solo un terzo è blocco, il resto è detrito, e una grandissima parte di questo finisce nei torrenti”. Rosalba Lepore, attivista dell’associazione ‘Salviamo le Alpi Apuane‘, spiega così il fenomeno che a dire di molti provoca il rigonfiamento del Carrione, il fiume esondato pochi giorni fa a Carrara: ovvero il deposito sul fondale degli scarti della lavorazione del marmo. Lo fa dalla sala di rappresentanza del Comune, dove Denny Secci, ideatore della protesta che ha portato all’occupazione, denuncia le conseguenze del deposito di detriti: “Il letto del fiume Carrione si è innalzato di 4 metri”. Il sindaco di Carrara, Angelo Zubbani, replica: “Sul fenomeno oggi non c’è il Far West“. Poi però ammette: “Quanto incide oggi, va chiesto a chi sa più di me”. A proposito delle sue dimissioni, invece, rispedisce al mittente le richieste: “Lo farò quando non riuscirò a guardare negli occhi i cittadini. Oggi mi sento ancora di farlo” di Max Brod

Articolo Precedente

Lampedusa, il ciclone dimenticato

next
Articolo Successivo

Maltempo, Galletti: “Mai più condoni edilizi. Sono un tentato omicidio”

next