Se volessimo provare a semplificare anche a chi non mastica diritto il nocciolo delle 28 pagine dell’ordinanza che ha reintegrato Luigi de Magistris nella carica di sindaco di Napoli dovremmo partire da un concetto sul quale si è discusso molto a proposito della legge Severino: il principio di non retroattività. È questo l’unico dei sette motivi di ricorso dei legali di de Magistris – Giuseppe Russo, Stefano Montone e Lello Della Pietra – che la Prima Sezione del Tar di Napoli presieduta dal giudice Cesare Mastrocola ha ritenuto fondato. Rimandando il nodo da sciogliere alla Consulta. Dove siede dal 18 ottobre Nicolò Zanon, sostenitore della incostituzionalità della legge Severino. Anche se il nodo da sciogliere è relativo alla legittimità costituzionale dell’articolo 11 primo comma lettera ‘a’ e dell’articolo 10 primo comma lettera ‘c’ del decreto legislativo 235 del 31 dicembre 2012 “perché la sua applicazione retroattiva si pone in contrasto con gli artt. 2, 4, secondo comma, 51, primo comma e 97, secondo comma della Costituzione”.

Sono i pezzi della legge che riguardano sindaci e amministratori locali. Ma sono pronti ad appropriarsene anche i corifei di Silvio Berlusconi, pronti a dire che il principio di non retroattività debba valere anche per lui, e sarebbe assai curioso se fosse de Magistris a spianare la strada al ritorno in politica del Cavaliere.  Ve li ricordate, i berluscones, pochi giorni dopo la pronuncia della Cassazione contro il Cavaliere? Riavvolgiamo il nastro all’agosto 2013. Francesco Nitto Palma, ex ministro Pdl della Giustizia: “Il problema è capire se questa decadenza, che è un effetto penale della condanna, abbia o meno carattere della retroattività, perché ove mai dovesse appartenere al meccanismo sanzionatorio, non sarebbe possibile una norma retroattiva”. Secondo Palma, che citava una sentenza della Cassazione, la decadenza ha proprio tale carattere. Carlo Giovanardi, Pdl: “La norma sulla decadenza non è applicabile a Silvio Berlusconi, perché i reati per i quali è stato condannato sono stati commessi prima dell’entrata in vigore della legge”. Un costituzionalista, Francesco Guzzetta, pareva pensarla come loro. E oggi l’ex pm, condannato per abuso d’ufficio, tra le altre dichiarazioni ha detto: “Credo che sia necessario che si riapra il dibattito sulla legge Severino”.

Va naturalmente ricordato che a differenza del caso de Magistris, le ‘sanzioni’ per i parlamentari scattano solo in caso di condanna definitiva (ed era così anche prima della Severino, come insegna il caso di Cesare Previti), come nel caso Berlusconi. De Magistris è solo un condannato in primo grado, per abuso d’ufficio. Un reato che la Severino ha aggiunto a quelli che la 267/2000 già contemplava come causa di sospensione dalla carica in caso di condanna non definitiva (concussione e corruzione, ad esempio).

Ed eccoci al succo della decisione del Tar. Scrive il giudice estensore, Paolo Corciulo: “Ritiene il Collegio che l’applicazione retroattiva di una norma sanzionatoria, anche di natura non penale ai sensi dell’art. 25, secondo comma della Costituzione, urta con la pienezza ed il regime rafforzato di diritti costituzionalmente garantiti”. La retroattività si calcola sul ‘fatto storico’ oggetto dell’imputazione, che nel caso di de Magistris si colloca al 2007. Ed ancora: “Anche per l’assenza di una norma transitoria, non è possibile in via interpretativa al giudice del merito risolvere la questione della legittimità costituzionale del superamento del limite costituito dal divieto di retroattività della legge anche nell’ipotesi in cui la sospensione dalla carica sia prevista in caso di condanna non definitiva; il dubbio di compatibilità costituzionale concerne la sussistenza di un eccessivo sbilanciamento in favore della previsione normativa di tale misura cautelativa di salvaguardia della moralità dell’amministrazione pubblica rispetto all’ampio favor da riconoscersi alle facoltà di pieno esercizio del diritto soggettivo di elettorato passivo di cui all’art. 51, primo comma della Costituzione”.È il diritto di de Magistris di candidarsi ed essere eletto sindaco. I giudici amministrativi ritengono corretto lo sforzo della Severino di porre nuovi e più severi paletti per sancire l’indegnità morale a ricoprire una carica. Ma precisano che l’indegnità morale non può essere sancita da una sentenza non passata in giudicato. Alla domanda se la sospensiva a sua firma possa aprire la strada anche ad altri amministratori sospesi dalla Severino, il presidente Mastrocola ha risposto: “Questa ordinanza è un unicum”.

Un’ordinanza che secondo giurista Gianluigi Pellegrino “fa leva sulle stesse pretese già agitate contro la legge Severino da Berlusconi per la sua decadenza. Quindi, paradossalmente, da de Magistris arriva ora un assist politico a Berlusconi. Quanto alla Consulta se accogliesse la tesi del Tar, sarebbe indirettamente una vittoria politica anche per Berlusconi. L’ex premier non avrebbe effetti diretti, perché la decadenza è definitiva, ma una decisione in tal senso sarebbe una bocciatura di quello che ha fatto il Parlamento e Berlusconi potrebbe trarne linfa anche per i contenzioni aperti nelle corti internazionali“. E da Cicchitto alla Gelmini, da Gasparri a Caldoro si parla già di “abuso”, “mostruosità” e “farsa”.

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