Dietrofont del Sinodo dei vescovi su gay e divorziati risposati. “Non andiamo alla ricerca di un facile populismo che tutto assopisce e ovatta”, si legge nella relazione presentata dal secondo circolo minore di lingua italiana, uno dei dieci gruppi di studio di presuli partecipanti al Sinodo straordinario sulle sfide della famiglia in corso in Vaticano. Chiara e ricorrente nelle diverse sintesi la bocciatura della terza parte della relazione del cardinale Péter Erdö, quella contenente le aperture inedite della Chiesa ai gay e ai divorziati risposati che, per la maggior parte dei cardinali e vescovi, deve essere riscritta.

“La fretta di arrivare ad alcune conclusioni – affermano i padri sinodali – non sempre permette di ottenere il risultato sperato. Per questo è importante giungere a una visione coerente e unitaria della problematica senza cadere in prospettive unilaterali e privi del necessario supporto storico e teologico. Questo vale sia per le proposte di percorsi penitenziali sia per una corretta disamina della prassi propria alle Chiese ortodosse. Vedere in che mondo si possono trasportare nella Chiesa latina richiede uno studio ponderato, una presentazione non conflittuale e una soluzione comune nella comunione”.

I vescovi chiedono che il documento finale del Sinodo “ribadisca in maniera esplicita la dottrina su matrimonio, famiglia e sessualità, senza tentennamenti nell’avvalersi delle categorie di ‘peccato’ e ‘adulterio’ e ‘conversione’ rispetto alle situazioni oggettivamente contrastanti con il vangelo della famiglia. Gli stessi padri insistono sul fatto che usare eufemismi possa provocare malintesi tra i fedeli, soprattutto per distorte interpretazioni fatte da una parte della stampa non specializzata”.

Per i vescovi occorre porre maggiore attenzione alla presenza degli anziani all’interno dei nuclei familiari e alle famiglie che vivono in condizioni di estrema povertà, denunciando anche i drammi della prostituzione, delle mutilazioni genitali femminili e dello sfruttamento minorile a scopo sessuale e lavorativo. Quanto alle situazioni familiari difficili, i padri sinodali hanno evidenziato che la Chiesa deve essere casa accogliente per tutti, affinché nessuno si senta rifiutato.

Tuttavia, è stata auspicata una maggiore chiarezza, evitando confusione, tentennamenti ed eufemismi nel linguaggio per non dare l’impressione di una volontà, da parte delle gerarchie cattoliche, di legittimare le situazioni familiari irregolari, anche se esse possono rappresentare una tappa del cammino verso il sacramento matrimoniale. Spaccatura netta sull’apertura ai sacramenti per i divorziati risposati: da una parte si è suggerito che la dottrina non venga modificata e rimanga quella attuale; dall’altra si è pensato di aprire alla possibilità di comunicarsi, in un’ottica di compassione e misericordia, ma solo nel caso in cui sussistano determinate condizioni.

È stata, inoltre, auspicata un’accelerazione nelle procedure di riconoscimento della nullità matrimoniale. I vescovi hanno ribadito anche che, ferma restando l’impossibilità di equiparare al matrimonio tra uomo e donna le unioni omosessuali, le persone con tale orientamento vanno accompagnate pastoralmente e tutelate nella loro dignità, senza tuttavia che ciò appaia come un’approvazione, da parte della Chiesa, del loro orientamento e della loro condotta di vita. Alcuni padri hanno chiesto che si tornino alle espressioni usate per gli omosessuali nel documento preparatorio del Sinodo. Ciò che viene sottolineato in modo ricorrente nelle relazioni è che “non esiste una frattura tra la dottrina e la pastorale”. Critiche, inoltre, alla diffusione pubblica della relazione del cardinale Erdö, nonostante sia sempre stata questa la prassi delle precedenti assemblee sinodali.

Alcuni vescovi hanno suggerito di evitarla in futuro anche se non è mancato chi ha ritenuto positiva la pubblicazione del testo, perché in linea con la franchezza che ha caratterizzato le manifestazioni alla stampa di tanti padri sinodali prima e, soprattutto, durante l’assemblea. E per questo è stato proposto, invece, di tornare alla prassi di pubblicare tutti gli interventi dei partecipanti all’assemblea. Infine il cardinale Gerhard Ludwig Müller, attraverso il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, ha smentito categoricamente le dure critiche che gli sono state attribuite sulla relazione di Erdö: “Il porporato non ha mai detto che il testo era indegno, vergognoso e completamente sbagliato, come gli è stato attribuito”.

Twitter: @FrancescoGrana

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